30/04/10

Il PCL esprime solidarietà ai contestatori di Casoli

Fabriano,29 aprile 2010


A tutti gli organi di stampa e informazione
della Regione Marche


COMUNICATO STAMPA:
Fabriano: Il PCL esprime solidarietà ai contestatori di Casoli

Il diritto a manifestare il proprio dissenso ed a contestare il “potere” è sacro: in special modo in occasione della ricorrenza del 25 aprile.
La Festa delLa Liberazione infatti, nonostante sia stata negli ultimi anni spogliata di qualsiasi significato, è la festa della Resistenza e dei Lavoratori. Fischiare uno dei responsabili della crisi marchigiana ed esponente di spicco di un Governo che fa continuamente carta straccia della democrazia e della Costituzione è legittimo e doveroso.
Per questo il Partito Comunista dei Lavoratori esprime tutta la propria solidarietà ai cittadini fabrianesi che, in questi giorni, per una semplice contestazione nei confronti del Senatore del PDL Casoli, rischiano di essere ingiustamente deferiti all’Autorità Giudiziaria.
Pretendiamo che il sindaco Sorci e tutta la giunta comunale si esprima senza remore a favore del diritto democratico a manifestare.
Respingiamo, inoltre, ogni attacco al Centro Sociale Fabbri, luogo di elaborazione culturale e politica vitale per la città di Fabriano. Intraprenderemo tutte le azioni necessarie per impedire ogni eventuale tentativo di chiusura di tale laboratorio democratico.

Con preghiera di massima diffusione


Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento regionale Marche
Cell. 3341770182
Info: pclancona@alice.it - www.marcherosse.blogspot.com

Primo Maggio: il fallimento del Capitalismo


Una crisi drammatica – Siamo ormai al terzo anno della crisi economica più grave del dopoguerra. Interi paesi, come la Grecia, rischiano letteralmente di fare bancarotta e si registra la crisi politica ed economica dell’intera UE.
Il presente e il futuro dei lavoratori e dei giovani sono compromessi da un capitalismo in via di fallimento.
Invece di risposte positive, il governo delle destre ha assoldato i vertici sindacali di CISL e UIL, e sta tentando efficacemente di isolare la CGIL per costringerla alla stessa “complice” subalternità.
Il risultato, giorno per giorno, è la riduzione dei diritti dei lavoratori, con l’attacco all’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, il loro veloce impoverimento, e la loro impotenza di fronte a banche e padronato. Allo stesso tempo le destre cercano di deviare il malessere sociale scatenando campagne d’odio xenofobo e razzista, che già in passato hanno prodotto esiti tragici. Tutto ciò non ha finora ricevuto una reazione adeguata. Ovviamente non quella di un PD impotente e filoconfindustriale. Neppure quella di una CGIL che si limita a rivendicare il ritorno alla concertazione. Anche l’azione dei sindacati di base, pur se da posizioni molto più avanzate, appare nettamente insufficiente.

Noi la crisi non la paghiamo – Eppure non sono mancati segnali forti e positivi, come importanti lotte operaie, quali quella vincente della INSEE. Anche i lavoratori immigrati si sono messi in marcia come dimostra il primo sciopero dei migranti nella storia del nostro paese. Sono segnali di una disponibilità a lottare, ad auto-organizzarsi, a ricomporre un’unità fra diversi settori sociali e di classe che indicano che una svolta è possibile.

Prepararsi a una prova di forza – Solo da una ripresa delle lotte su basi chiare può favorire i lavoratori. Ma per questo occorre muovere tutte le energie del mondo del lavoro, del precariato, dei disoccupati, dei giovani, dei migranti.
Uno schieramento in grado di contrastare e sconfiggere le politiche borghesi di centrodestra e di centrosinistra, battere le logiche concertative delle burocrazie sindacali.

Per un’assemblea nazionale dei delegati –Proponiamo a tutte le organizzazioni sindacali e politiche della sinistra di unire le forze per costruire una assemblea nazionale di delegati che discuta una piattaforma di rivendicazioni unificanti e le forme di lotta necessarie.

Per una vertenza generale – Proponiamo di lavorare insieme per costruire una vertenza generale del mondo del lavoro, del precariato, degli studenti, dei territori, che sfoci in una mobilitazione prolungata che combini lo sciopero generale, l’occupazione delle aziende in crisi, l’occupazione delle scuole e delle università, la mobilitazione nei territori.

Per una piattaforma unificante – A questo scopo occorre costruire una piattaforma unificante.
Per parte nostra proponiamo di ripartire da queste rivendicazioni:
- blocco generale dei licenziamenti
- difesa intransigente dell’art. 18 e sua estensione a tutte le aziende (anche quelle con meno di 15 dipendenti)
- blocco delle delocalizzazioni delle produzioni
- ripartizione fra tutti del lavoro esistente tramite la riduzione dell’orario a parità di paga
- stabilizzazione di tutti i rapporti di lavoro e abolizione delle leggi di precarizzazione
- aumento salariale per tutti di 300 euro mensili e salario minimo intercategoriale di 1.200 euro mensili
- una vera indennità di disoccupazione a 1.000 euro mensili
- permesso di soggiorno per tutti i lavoratori immigrati
- no ai tagli alla scuola e all’università
- un piano di opere pubbliche di vera utilità sociale.

Governino i lavoratori – In definitiva occorre una vera alternativa di sistema e di potere. Solo la lotta per affermare un governo dei lavoratori, può aprire la strada a una vera alternativa di società e di potere in grado di affrontare la crisi, soddisfare i bisogni sociali, difendere l’ambiente, promuovere un progresso civile che metta fine a sfruttamento, insicurezza, xenofobia, razzismo, oscurantismo clericale, e promuova i diritti umani e sociali senza discriminazioni di genere, origine etnica e preferenza sessuale.

Per una sinistra che non tradisca
Il Partito Comunista dei Lavoratori – l’unico partito che in questi anni non è mai sceso a compromessi con i governi e le politiche borghesi – lavora a questa prospettiva impegnando le proprie forze per costruire ogni possibile occasione di fronte unitario di lotta. A questo proposito oggi giudica estremamente importante l’impegno per il successo della campagna referendaria per la ripubblicizzazione dell’acqua.
Con questo spirito lavoriamo, alla costruzione della sinistra di cui oggi i lavoratori e gli sfruttati hanno urgente bisogno: “la sinistra che non tradisce”.

L'acqua non si vende


FIRMA I 3 REFERENDUM!
Una battaglia di civiltà, una battaglia contro il capitalismo


La privatizzazione dell'acqua è un capitolo dell'offensiva capitalistica contro i diritti dei cittadini e dei lavoratori per appropriarsi dei beni comuni (i beni di tutti). Il capitale vuole mettere le mani sull'acqua per fare profitti sicuri su una risorsa che in seguito alla crisi ecologica e ai cambiamenti climatici sta diventando sempre più scarsa e preziosa.

In Italia negli ultimi anni tutti i governi (di centrodestra e centrosinistra) hanno promosso la privatizzazione dell'acqua. Ma il governo Berlusconi ha addirittura stabilito l'obbligo di privatizzare i servizi pubblici locali.

In altre parole: ormai l'acqua è una merce come le altre, soggetta alla speculazione e al profitto, e sta per essere definitivamente privatizzata. Da cittadini-padroni diventeremo clienti-dipendenti; le comunità locali perderanno il controllo su una risorsa vitale e d'ora in poi dipenderanno da una qualche multinazionale lontana.

FIRMA I 3 REFERENDUM PER:

 fermare la privatizzazione dell'acqua;
 aprire la strada ad una vera gestione pubblica;
 stabilire che l'acqua non è una merce.



PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Direzione nazionale

24/04/10

25 Aprile: QUESTA NON E' L'ITALIA CHE VOLEVANO I PARTIGIANI


Oggi celebriamo la ricorrenza di una grande lotta di popolo, la lotta dei partigiani che non solo hanno combattuto l'oppressione fascista ma volevano anche costruire un paese migliore e più giusto: una vera svolta rispetto agli assetti sociali ed istituzionali della monarchia liberale che aveva partorito il fascismo quale reazione alle lotte operaie dei primi anni '20
Nella grande operazione di revisionismo storico, che destra e sinistra stanno portando avanti da almeno due decenni, si vuole rimuovere uno degli elementi fondamentali della resistenza: la lotta di classe, fattore contrastante ogni ipotesi di pacificazione nazionale. Si nasconde che furono le classi dirigenti e padronali a sostenere e a volere l'affermazione del regime mussoliniano.

Per i lavoratori e le lavoratrici i nemici di ieri sono quelli di oggi: la grande borghesia industriale e finanziaria, che oggi vuole imporre nuovi sacrifici per salvare i propri profitti. Ma l'offensiva non è solo sul piano sociale e sindacale: in queste settimane il governo Berlusconi ed il suo partito, entrambi pieni di ex fascisti e non ex razzisti, hanno lanciato l'ennesimo attacco agli equilibri istituzionali proponendo una nuova svolta autoritaria fatta di presidenzialismo che permetta all'uomo di Arcore di godere di poteri assoluti e piena immunità permanente.
Intanto la Lega, utilizzando il proprio insediamento negli enti locali, colpisce i diritti sociali e lo stesso sistema del welfare state negando mense, scuolabus e altri servizi ai bambini – stranieri ma non solo – provenienti da famiglie in difficoltà economiche.

Dall'altra parte l'opposizione del Pd e dei suoi alleati – compresi Prc e Pdci - è ridicola se non inesistente. Ma che pretendere da un Partito Democratico che non si richiama più ai valori dell'antifascismo, tanto che omette di contemplare la Resistenza tra i propri principi fondativi e, anzi, propone proprio alla destra di cambiare insieme la Costituzione e di ricontrattare le libertà democratiche.

PER UNA NUOVA STAGIONE DI LOTTA DI CLASSE
PER SCONFIGGERE BERLUSCONI E IL PADRONATO

Solo una ripresa del conflitto di classe, in primis nei luoghi di lavoro, può cambiare le cose ed invertire la rotta politica del paese. Solo una risposta all'altezza dell'attacco padronale può fermare la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, dalla Fiat alle piccole e medie industrie, così come nel settore pubblico drasticamente colpito dal Governo Berlusconi e dal “mastino tascabile” Brunetta.

Oggi non basta ricordare la Resistenza, bisogna renderla attuale.
Per questo è indispensabile ricostruire la sinistra di classe nel nostro paese, una sinistra coerente che non tradisca il proprio popolo.
Per questo occorre costruire il Partito Comunista di Lavoratori.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

22/04/10

Fabriano: Spazio Giochi + 300%



Dopo una procedura vergognosa, che ha preteso la restituzione della “Busta Pesante” riguardante il terremoto del 1997 dopo addirittura 12 anni di silenzio, repentinamente ed in piena crisi, di nuovo un attacco ai lavoratori fabrianesi. Anche allora, mentre tutti si facevano portavoce di solidarietà e di unità, si diventava in realtà cassaintegrati, disoccupati, precari e si veniva lasciati senza sussidio di nessun genere. Erano richiesti indietro i soldi del terremoto e si costrinse, con il terrorismo psicologico delle pesanti multe, centinaia e centinaia di cittadini a fare lunghe file già dalle prime ore dell’alba, con il sole a picco.
Quindi la socializzazione delle perdite parte sempre dal basso stando bene attenti a non far pagare la crisi a chi l'ha procurata.
Tutto questo avveniva subito dopo le elezioni Europee del 6 e 7 giugno.
Oggi, mentre ancora la crisi continua a falcidiare posti di lavoro, la giunta Sorci approva una “delibera comunale” votata da tutti, nella quale si specifica che il servizio denominato “Spazio Giochi” subirà un aumento da 20 a 80 euro mensili, con un incremento pari al 300% (oltre all’aumento dei pasti mensa).

Una piccola conquista per la scuola materna fabrianese, un servizio che migliora e serve a venire incontro alle necessità delle famiglie dei lavoratori, ora viene drammaticamente decurtato e nel futuro non ci stupiremo se verrà addirittura abolito.

Come avvenne per la “Busta Pesante”, anche lo “Spazio Giochi” viene attaccato, guarda caso, appena terminate le elezioni Regionali 2010.
Come sempre sarà la classe lavoratrice che dovrà farsi carico di risanare le casse del comune, oltre che quelle nazionali visto che assistiamo una crescita della spesa per la scuola che si quantifica, per i redditi più bassi, con un aumento fino al 70%, mentre per le classi più agiate l’aumento sarà appena del 30%. Alla caccia della poltrona, alla faccia della democrazia.

Con la mano sinistra si elargiscono i fondi di solidarietà, mentre con la destra si aumenta sproporzionatamente il costo di un servizio che dovrebbe essere parte integrante della scuola pubblica nazionale e quindi gratuito per le fasce più deboli.
Una conquista da proteggere!
Accennando al Piano Programmatico che riguarda le Scuole dell’Infanzia, in esso si riorganizzano le sezioni inserendo nella stessa classe bambini di età diverse (dai 2 ai 6 anni). La scuola materna funzionerà solo al mattino e con un solo insegnante. Gradualmente dovrà calare anche l’orario che diventerà di sole 4 o 5 ore?! Non si sa, neanche il ministro si sofferma sul tema. Quello che è certo è che la scuola dell’infanzia, l’elementare, verrà smantellata nella sua struttura di base. Che tipo di didattica si potrà fare riunendo insieme bambini dai 2 ai 6 anni? Per non parlare di ciò che ha stabilito il ministero dell’economia lo scorso 28 dicembre, in cui si agevola gli “scatti stipendiali”, ma questo vale solo per gli insegnanti di religione i quali potranno recuperare gli scatti al 2,5% dello stipendio base comprensivo dell’”Indennità integrativa speciale”, a partire dal 2003. Una cosetta da niente visto che è servita a risvegliare le polemiche sui privilegi assegnati ai docenti di religione cattolica. Tutto questo non tiene conto della Corte di giustizia europea del 2007, che ha riconosciuto, secondo il principio di “non discriminazione” il diritto agli scatti di anzianità anche a favore dei precari. E mentre tutta la società e occupata a diventare precaria, si continua a proteggere, i poteri forti aumentano di circa 220 euro, arretrati esclusi, le “buste paghe” dei docenti di religione (che, ricordiamo, non vengono assunti con concorso pubblico, ma nominati dalla curia). Per il rinnovo del contratto degli insegnanti, invece, i sindacati hanno chiesto un aumento di 200 euro mensili da erogarsi in tre anni, ma il ministro della Pubblica amministrazione è disposto a concederne appena 20. E non solo. Vorrebbe agganciare gli aumenti di stipendio dei docenti al merito, con criteri molto dicutibili.
Questo è soltanto un’accenno di quello che si stà facendo per lo smantellamento della scuola pubblica. Sono passate molte regole coprendole con un velo pietoso e distogliendo i cittadini ad occuparsi del ritorno del voto in condotta e del grembiulino, mentre i veri provvedimenti “incalzano” e cambieranno radicalmente il volto della scuola pubblica.

Youri Venturelli
Partito Comunista deo Lavoratori.

LA CRISI DELLA CHIESA, IL SILENZIO DELLE SINISTRE, ALCUNE PROPOSTE.




La crisi esplosa attorno al tema dell’abuso ecclesiastico sui minori investe a fondo la Chiesa cattolica internazionale e i suoi massimi vertici. Sotto il profilo della sua credibilità di massa presso l’opinione pubblica internazionale e la stessa base dei credenti, si tratta- potenzialmente- della crisi più profonda che abbia investito la Chiesa di Roma dall’epoca della “vendita delle indulgenze” del XVI Secolo. La crisi non riguarda infatti la superficie degli scandali ricorrenti del temporalismo ecclesiastico, in ordine alla sue tradizionali compromissioni col potere politico, o alla sua internità alla finanza capitalistica. Ma investe la stessa autorità “morale” della Chiesa e del suo ordine giuridico e gerarchico, sino al livello della Segreteria di Stato Vaticana e del Papato. Chiama in causa non i “comportamenti”della Chiesa, in relazione alle ingerenze confessionali nella legislazione civile degli Stati, ma la “realtà” della Chiesa : nelle regole inconfessabili della sua vita interna, della sua doppiezza, dei suoi crimini. La realtà di un apparato ecclesiastico che si configura di fatto, per molti aspetti, come “associazione a delinquere” internazionale, sigillata e protetta dal Segreto Pontificio.
PECCATI O CRIMINI?
Coloro che si limitano a denunciare il numero impressionante di brutalità compiute da criminali in tonaca su minori, donne, sordomuti, minoranze aborigene- che sta emergendo come punta travolgente di un iceberg immenso, cumulatosi nel corso dei secoli- colgono solo un aspetto parziale. Sotto questo profilo potremmo dire persino che le barbarie prodottesi contro donne e minori all’ombra della Croce, non sono diverse da quelle prodottesi contro di essi sotto le bandiere della laica democrazia borghese, o che si consumano quotidianamente in tutto il mondo in tante rispettabili famiglie. Stupri domestici, tratta di prostitute schiave, turismo sessuale a caccia di bambini, stanno lì a ricordarlo. No. La particolarità dei crimini di Chiesa sta nella straordinaria copertura (e incoraggiamento di fatto) di cui hanno goduto da parte dell’assolutismo ecclesiastico, e proprio nel nome della difesa di quell’assolutismo. Dalle risoluzioni della Controriforma cattolica del Concilio di Trento sino alle sentenze della Congregazione della Dottrina della Fede sotto la direzione di Ratzinger ( 2002), la linea di fondo del codice ecclesiale è stata infatti una sola: considerare “peccati” e non crimini le violenze sui minori. E dunque punirle, nel migliore dei casi, con sanzioni ecclesiastiche ( sino al limite estremo della riduzione del “peccatore” allo stato laicale), ma sottraendole, ovunque possibile, alla legge ordinaria, cioè alla galera. Questa è l’infamia. E questa infamia secolare è talmente resistente che persino le “linee guida” della normativa ecclesiastica del 2003 in ordine alla “pedofilia”- sbandierate oggi dal Vaticano come prova della “severità” della Chiesa contro gli abusi”- prevedono la denuncia degli abusatori alle autorità civili SOLO nei Paesi in cui la legge ordinaria prevede l’obbligo della denuncia, e, cosa ancor più indicativa, SOLO quando i vescovi “vengono a conoscenza di reati commessi dai propri sacerdoti al di fuori del sigillo sacramentale della confessione”. Il che significa che la confessione di una violenza sessuale da sacerdote a sacerdote è una garanzia di impunità, e quindi un incoraggiamento e reiterare il reato. E’ necessario cogliere il lato sistemico della copertura del crimine. A differenza che in ogni formale legislazione ordinaria, la legge ecclesiale tutela il criminale anche quando condanna il “peccatore”. Meglio: la condanna del “peccatore” è la specifica forma di tutela del criminale. E la tutela del criminale dalla legge dello Stato è, a sua volta, la sanzione della separatezza e della superiorità del proprio Stato ( la Chiesa) e del proprio codice ( il diritto ecclesiale) rispetto ad ogni altro Stato e legge ordinaria. Per di più, lo stesso sanzionamento o meno dei “peccatori”, all’interno della Chiesa, non è dipeso e non dipende dall’entità dei “peccati”, ma dallo status dei “peccatori” nell’ordine ecclesiastico. Ciò che ha consentito al grande criminale Padre Maciel, violentatore persino delle proprie figlie, ma capo venerabile dell’Ordine potentissimo dei Legionari di Cristo, di essere coperto e tutelato per decenni da tutti i Papati, ed in particolare da Papa Woityla ( oggi in corsa per la beatificazione): e di essere invece scaricato dall’attuale Pontefice solo post mortem ( e con un occhio alla eredità degli immensi beni terreni dei Legionari). Per non parlare delle gerarchie cattoliche canadesi, responsabili lungo il 900 del “piccolo” genocidio di 50000 donne e minori aborigeni, di torture e violenze indicibili nelle cosiddette “Scuole Residenziali”, ma tuttora oggetto di protezione vaticana per via del proprio considerevole potere . E sono solo due esempi.
IL BALBETTIO DEI LIBERALI E DELLE SINISTRE
Questa è dunque la Chiesa reale. Non semplicemente la Chiesa oscurantista che condanna la pillola abortiva o che accosta lo stupro sui minori all’omosessualità. Ma la Chiesa criminale. Per intenderci, la stessa Chiesa coinvolta, col cardinal Marcinkus, nell’omicidio di Emanuela Orlandi , oppure coinvolta nel silenzio omertoso a Potenza sull’omicidio di Elena Claps… Lo scandalo planetario degli abusi sui minori ha aperto finalmente un fascio di luce su questa verità rimossa.
Ma qui subentra un secondo scandalo: quello del balbettio della cultura laica e liberale nazionale, e delle stesse sinistre italiane, di fronte alla crisi della Chiesa. Proprio nel momento in cui il Vaticano è travolto da una crisi mondiale di credibilità senza precedenti; proprio nel momento in cui nel campo stesso della cristianità si moltiplicano contestazioni e proteste contro le massime gerarchie, i liberali e le sinistre patrie ( con rarissime eccezioni individuali) restano ammutoliti. Anche soggetti politici e culturali che hanno contestato più volte, giustamente, le posizioni oscurantiste della Chiesa in fatto di sessualità, arretrano di fronte all’emersione della sua criminalità sessuale. E’ un caso? No davvero. Le classi dominanti sono organicamente intrecciate con gli interessi ecclesiastici ( banche, proprietà immobiliari, pacchetti azionari, proprietà terriere..). I loro partiti, inclusi quelli “Democratici”, coltivano i rapporti con le gerarchie, ne ricercano la benedizione, ne tutelano la sacralità istituzionale. I gruppi dirigenti delle sinistre che, a loro volta, collaborano con i partiti borghesi “democratici”, debbono presentarsi come “rispettabili” ai loro occhi , e dunque “rispettosi” verso l’Istituzione Chiesa. Altrimenti dovrebbero rinunciare ad assessorati o a ( futuri e ambiti) ministeri. Questo spiega, ad esempio, perché il valdese Paolo Ferrero- di fronte all’enormità dello scandalo della pedofilia ecclesiastica- si limiti a chiedere alla Chiesa cattolica di “rivedere il celibato dei vescovi” come rimedio agli stupri ( editoriale su Liberazione del 14-4-10). O perché il cattolico Nichi Vendola- già candidatosi a premier del centrosinistra liberale per il 2013- non manchi occasione di ossequiare il Vaticano ( oltre a Padre Pio). E’ la riprova che la subordinazione al capitalismo trascina con sé la prostrazione alla Chiesa. Sino al silenzio verso i suoi crimini.
UN PROGRAMMA DI LIBERAZIONE DAL VATICANO O E’ ANTICAPITALISTA O NON E’.
Per la stessa ragione una sinistra anticapitalista- come quella che il PCL esprime- può assumere la battaglia contro la criminalità ecclesiastica in piena libertà e coerenza. Come non ci subordiniamo al capitalismo così non ci subordiniamo alla Chiesa. Per questo non solo non ci allineamo all’imbarazzata ambiguità della borghesia liberale e delle sinistre, ma chiediamo a tutte le sinistre, a tutto l’associazionismo laico , di promuovere una vera campagna di denuncia che vada alla radice della questione clericale.
Rivendichiamo innanzitutto una vera e propria inchiesta popolare sui crimini ecclesiastici e sulle responsabilità a tutti i livelli di chi li ha coperti, dentro e fuori la Chiesa: perché solo i lavoratori e le classi subalterne possono giungere alla verità e denunciarla, non lo Stato concordatario e complice, non la magistratura borghese ( a proposito: dov’è il giustizialismo dipietrista o grillista di fronte ai crimini di Chiesa?). Rivendichiamo la rimozione di ogni segreto pontificio sugli abusi verso donne e minori, con l’apertura pubblica degli archivi vaticani: perché nessun crimine clericale deve restare ignoto o impunito. Rivendichiamo l’abolizione di ogni privilegio clericale ( esenzioni fiscali in Iva e Ici, fondi pubblici a scuole e cliniche private, otto per mille): anche perché è intollerabile finanziare, con risorse pubbliche, associazioni a delinquere. Rivendichiamo l’esproprio, sotto controllo popolare, delle grandi proprietà immobiliari e bancarie del Vaticano: per restituire ai lavoratori e al popolo ciò che è loro.
Da inguaribili comunisti continuiamo a considerare di straordinaria attualità le misure della Comune di Parigi del 1871- elogiate da Marx- contro il capitalismo ecclesiastico. La “Comune miscredente”- che “trovò nel convento di Picpus donne sequestrate dai monaci sotto l’accusa di pazzia e destinate ad essere violentate e sepolte vive”; e nella chiesa di S. Lorenzo “ scheletri di donne che già avevano subito quella sorte”- non si limitò a liberare le vittime di quegli abusi e a incarcerare i responsabili. “ Sbarazzatasi dell’esercito permanente e della polizia, elementi della forza materiale del vecchio governo, la Comune si preoccupò di spezzare la forza della repressione spirituale,il potere dei preti, .. espropriando tutte le chiese in quanto enti possidenti. I sacerdoti furono restituiti alla quiete della vita privata, per vivere delle elemosine dei fedeli, ad imitazione dei loro predecessori, gli apostoli. Tutti gli istituti d’istruzione furono.. liberati in pari tempo da ogni ingerenza della chiesa e resi gratuiti per il popolo…La retribuzione dei sacerdoti, invece di essere finanziata dalle tasse sui contadini, dipese solamente dall’azione spontanea ispirata dai sentimenti religiosi dei parrocchiani” ( MARX- La guerra civile in Francia, 1871).
Per quale ragione questo programma rivoluzionario avrebbe perso valore di fronte ad un potere clericale ben più grande di allora, e a crimini ecclesiastici non meno efferati?

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

21/04/10

LA “NUOVA” GIUNTA DELLA REGIONE MARCHE INIZIA CON IL PIEDE SBAGLIATO!!





Le ultime notizie apparse nella stampa regionale, concernente l’aumento del numero dei consiglieri, nella “nuova” giunta della regione Marche, rappresenta un vero oltraggio alle migliaia di lavoratori che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro e per le tante famiglie marchigiane che non riescono ad arrivare alla fine del mese. L’altra vicenda davvero vergognosa, riguarda il “riciclaggio” di alcuni personaggi politici della precedente amministrazione regionale, i quali, malgrado il responso degli elettori che democraticamente avevano escluso “certi soggetti politici”, gli stessi, grazie a certe “operazioni trasformiste”, si “ritrovano” nel consiglio della regione Marche. È necessario da subito che i compagni Binci e Bucciarelli facciano sentire la loro voce!!

Fabriano 18-04-2010
Antonio Angeloni

17/04/10

Il clientelismo nei regimi borghesi

Il nauseante filmato rubato fuorionda da Striscia la Notizia alla Polverini, che potete vedere qui sotto, ci fornisce l'occasione di ripubblicare un articolo di qualche tempo fa sul clientelismo nei regimi borghesi.
Il regime democratico borghese

Il dominio economico e sociale dei capitalisti passa anche attraverso il potere politico. Per mantenerlo è stato creato un sistema complesso e vario di “democrazia borghese” che però ha un’immutabile caratteristica fondamentale: l’assenza di una reale democrazia pur sembrando tale.

Si parla spesso di conflitto di interessi e di uso propagandistico e censorio della totalità dei mezzi d’informazione -tutti strumenti molto utilizzati dalla borghesia per mantenere lo status quo culturale-, come anche degli assurdi meccanismi elettorali (sbarramenti improponibili che tagliano fuori partiti da due milioni di voti alle europee o con l’8% dei voti alle comunali; raccolta di firme impossibile per i nuovi soggetti mentre gli altri con degli escamotage sono completamente esonerati; sistema maggioritari con premi assurdi in nome della governabilità; possibilità per piccolissime “liste civetta” di fare il pieno di poltrone attraverso ardite coalizioni etc.).

Il clientelismo

Si parla un po’ di meno di un fenomeno però altrettanto diffuso e particolarmente evidente in special modo durante le elezioni amministrative: il “clientelismo”.
Questa definizione include molti metodi -alcuni leciti altri meno ma comunque percorsi sottotraccia da una logica familiaristica o mafioide- utilizzati dai politici rampanti per accaparrarsi voti in circoscrizione, in comune, in provincia, in regione, bypassando qualsiasi confronto politico e programmatico con altre forze.
Ormai abbiamo inconsciamente accettato questo modo di fare e ne siamo spesso complici: a chi non è capitato di essere fermato per strada, aver ricevuto una telefonata o una visita inaspettata da qualche politico locale che, nonostante non si fosse mai occupato prima di noi o dei nostri problemi, magari dopo una piccola e poco convinta promessa, ci ha chiesto il voto durante queste ultime elezioni?
O peggio ancora, chi abita in un comune in cui il candidato sindaco di una o più liste non abbia ruoli importanti che gli permettono un certo “potere contrattuale” se non addirittura uno strumento di ricatto, come la possibilità di offrirci o negarci un posto di lavoro o la possibilità di metterci contro qualcuno di potente?
La risposta è semplice: quasi nessuno. Perché queste pratiche, assai deprecabili, sono ormai consolidate, a destra come a sinistra, e la loro più spregiudicata applicazione determina quasi sempre la vittoria di uno o dell’altro.

Il voto di scambio

Ma dove il clientelismo raggiunge il suo apice è il voto di scambio, il do ut des praticato su larga scala: i taciti accordi pre-elettorali tra particolari categorie socio economiche di varia natura, ma, solitamente, che ricoprono un ruolo dominante nella realtà in cui si perpetrano tali progetti (si va dall’associazione baristi e tabaccai della città al clan camorristico locale). In nome di questi scambi si sono realizzati i peggiori scempi, le opere più inutili, le ordinanze più assurde, i più grossi sprechi di denaro pubblico, attraverso cui si è consolidato il potere delle maschere più inquietanti della politica italiana.

Il PCL non ci sta

Il Partito Comunista dei Lavoratori rifiuta categoricamente queste metodologie. Le sue liste ed i suoi candidati portano avanti una lotta politica attraverso un programma sempre chiaramente di classe e schierato non a favore di una particolare categoria ma di tutti i lavoratori. Niente piaggerie, niente promesse o ricatti clientelari, niente richiesta porta a porta di voti ad amici e parenti, niente ordinanze ad personam.
Il nostro Partito, che è una struttura autorganizzata e democratica di lavoratori, studenti, disoccupati, pensionati, tutti rigorosamente volontari che, anzi, in caso di elezione si impegnano a devolvere l’intera retribuzione al Partito, ha come scopo l’emancipazione di tutti gli sfruttati e non di una casta di privilegiati.
Sappiamo di pagare in termini elettorali questa scelta ma ne siamo fieri, anche perché prendere un voto in più, non per convinzione politica ma per motivi di convenienza, per noi, che partecipiamo alle elezioni principalmente per prendere parte alla campagna elettorale e conquistare nuovi militanti, è del tutto secondario!
Per questo i voti (seppur ancora modesti in crescita esponenziale) dati al PCL valgono doppio. Perché sono voti che vengono dal cuore e dal cervello e non dal portafoglio. I nostri elettori ed i nostri militanti, non solo non inseguono nessuna convenienza personale nel votarci o candidarsi con noi, ma anzi molto spesso pagano questa scelta sul loro posto di lavoro e nel proprio contesto abitativo con intimidazioni, minacce etc.

Vota due volte, vota PCL

Se anche tu credi che la questione morale non sia un fatto secondario, ma anzi sia un importante indicatore sulla natura di un organizzazione politica. Se pensi che sia giusto contrapporre a questa etica perversa una nuova visione della società, dell’economia e quindi della politica che non abbia al centro unicamente la convenienza e l’arricchimento personale.
Allora vota e milita nel Partito Comunista dei Lavoratori, l’unico partito dei lavoratori per i lavoratori, che propugna un programma popolare a non populista!


Titto Leone

15/04/10

GIU’ LE MANI DA EMERGENCY


Il PCL esprime la propria solidarietà ad Emergency e a Gino Strada contro la montatura imbastita dalle autorità afghane e dalle forze militari di occupazione.
Non a caso sullo sfondo della escalation militare e dei bombardamenti sui civili. Le inverosimili accuse di “terrorismo” contro i medici volontari sequestrati, le voci poi smentite circa una loro “confessione”, l’assenza delle minime condizioni di garanzia per gli arrestati, misurano la natura di quel regime afghano che l’Italia sostiene nel nome della “democrazia”.
Un regime fondato su corruzione, frodi elettorali, arbitrio poliziesco.
Un regime che è giunto a sancire il diritto di stupro contro le donne, pur di compiacere capi clan e le loro barbarie tribali.
La vicenda in corso ripropone una volta di più la necessità del rilancio della mobilitazione per il ritiro immediato e incondizionato delle truppe d’occupazione dall’Afghanistan.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

10/04/10

Risposta del PCL a Ferrero


P. Ferrero, a nome della federazione della sinistra, ha inviato una lettera " ai segretari dei partiti della sinistra e del centrosinistra" per proporre la continuità dell'esperienza unitaria della manifestazione del 13 marzo contro il governo. La lettera è stata pubblicata su Liberazione del 3 Marzo. Questa è la risposta del PCL

RISPOSTA A PAOLO FERRERO

Caro Paolo,
La lettera che hai inviato “ ai partiti di sinistra e di centrosinistra” ci pare rimuovere, nella sua stessa impostazione, il nodo di fondo: la necessità di una piena indipendenza politica delle sinistre DAL centrosinistra, come condizione decisiva per una svolta radicale di lotta capace di sconfiggere e cacciare il governo Berlusconi, nella prospettiva di una vera alternativa.
Noi abbiamo partecipato come sai alla manifestazione democratica contro il governo del 13 Marzo, e ad analoghe manifestazioni precedenti, come segno di unità col popolo della sinistra nella comune lotta contro un governo particolarmente reazionario. Tuttavia non solo non abbiamo aderito alla piattaforma politica della manifestazione, ma vi siamo intervenuti con una proposta nettamente distinta ( “Contro Berlusconi ma non con Bersani”), fondata sulla centralità dell’autonomia politica del movimento operaio e di tutte le sinistre politiche e sindacali dal PD liberale e dall’IDV giustizialista. A maggior ragione ci siamo contrapposti alla cornice propagandistica- elettorale che i partiti promotori hanno finito col dare alla manifestazione: al suo pubblico sostegno alle coalizioni regionali di centrosinistra ( estese talvolta persino all’UDC); e al pubblico impegno – che tu stesso hai rivendicato dal palco- di un fronte comune di centrosinistra per le prossime elezioni politiche. Lo abbiamo fatto con un argomento preciso: “ ogni blocco politico delle sinistre con i liberali e con i populisti, ogni subordinazione della classe operaia alla cosiddetta borghesia democratica, finisce non solo col tradire le ragioni sociali della classe, ma col compromettere la stessa battaglia democratica”.
Come puoi immaginare, dopo l’esito delle elezioni regionali, non abbiamo certo ragione di cambiare opinione. L’esito delle elezioni, con l’indubbia vittoria politica di Berlusconi, ha misurato il fallimento politico, sullo stesso terreno democratico, di quel fronte dell’opposizione che la manifestazione del 13 marzo aveva celebrato. Ha dimostrato una volta di più che un fronte politico con liberali e populisti può riempire una piazza progressista, ma non può coinvolgere le ragioni sociali degli operai. E che senza l’irruzione sul campo degli strati più profondi della classe operaia e delle masse popolari non si può rovesciare il rapporto di forza con Berlusconi e con la Lega. Al contrario si finisce con l’abbandonare tra le loro braccia settori proletari smarriti, delusi, traditi.
Per questa ragione la rivendicazione della “continuità del 13 Marzo” , che tu avanzi, ripropone esattamente l’equivoco politico di cui liberarsi.
Va da sé che confermiamo la volontà di partecipare come in passato, con le nostre posizioni indipendenti, a manifestazioni di massa “democratiche” contro il governo. Così come la piena disponibilità ad impegnarci nelle iniziative referendarie su acqua, nucleare, precarietà. Ma lo facciamo in una logica e in una prospettiva profondamente diverse da quelle che tu riproponi: la prospettiva di una svolta di unità e radicalità del movimento operaio e delle sinistre, in piena autonomia dal centrosinistra. Una prospettiva che punti a ricomporre l’unità tra ragioni sociali e democratiche sotto l’egemonia della classe operaia e delle sue rivendicazioni, in alternativa al liberalismo borghese e al giustizialismo. Come sai, il PCL ha avanzato da tempo all’insieme delle sinistre politiche e sindacali una proposta di svolta: sul terreno della piattaforma rivendicativa e programmatica, come sul terreno delle forme di lotta e di organizzazione del movimento operaio e dei movimenti di massa. Abbiamo avanzato precise proposte unitarie di azione su terreni delicatissimi dello scontro con la reazione ( dalla questione migranti all’anticlericalismo). Abbiamo avanzato una proposta di sede democratica di confronto pubblico tra le sinistre politiche e sociali ( “Parlamento dei lavoratori e delle sinistre”), nel rispetto dell’autonomia di ogni soggetto. Ma su ognuno di questi temi, abbiamo registrato il silenzio dei gruppi dirigenti della sinistra.
Ostinatamente, tanto più dopo l’esito elettorale, riproponiamo questa esigenza di svolta, unitaria e radicale. Di fronte al permanere di una gravissima crisi sociale, di un governo reazionario stabilizzato e rafforzato dal voto, di un’ “opposizione” liberale e populista che apre al governo sullo stesso terreno della “riforma” costituzionale, le sinistre italiane debbono assumersi la responsabilità di una propria proposta e iniziativa di lotta, e di un proprio programma anticapitalista. Perché riconoscere platonicamente la centralità della “questione sociale”, ma chiedere di farsene carico ai “segretari” di un centrosinistra confindustriale- come la tua lettera di fatto propone- è molto peggio di una perdita di tempo: è la riproposizione della logica politica della subordinazione. Tanto più sconcertante dopo la sua ennesima sconfitta.

MARCO FERRANDO, PER L’ESECUTIVO NAZIONALE DEL PCL

07/04/10

LIBERALI E GIUSTIZIALISTI FALLISCONO CONTRO BERLUSCONI.




Se il governo più reazionario d’Europa, che condona i grandi evasori e attacca l’articolo 18, esce rafforzato dalla prova elettorale; se questo avviene sullo sfondo di un’enorme crisi sociale, che in tutta Europa logora i governi capitalistici ( da Sarkozy a Zapatero); se per di più avviene con la crescita del voto leghista tra gli operai, cioè tra le vittime della crisi e del governo , tutto questo è la misura del clamoroso fallimento delle opposizioni liberali e delle sinistre ad esse subalterne. Il centrosinistra ha fallito due volte. Ieri con le politiche antioperaie del governo Prodi, dettate da industriali e banchieri, ha regalato l’Italia a Berlusconi. Oggi , con un’opposizione sociale inesistente, mascherata da semplici “grida” democratiche, consente a Berlusconi di restare in sella, regala a Bossi un voto operaio privo di riferimenti, consegna alla reazione larga parte del Mezzogiorno ( già colpito da giunte di malaffare di centrosinistra). E’ una bancarotta senza ritorno. La confusa miscela di un PD liberale che ammicca a Confindustria, di un giustizialismo dipietrista legato alle procure, di sinistre cosiddette “radicali” che pensano solo agli assessori, è impotente contro le destre. Può riempire una piazza democratica e coinvolgere ampie fasce di popolo della sinistra: ma non parla agli strati più profondi della classe operaia, alle masse sfruttate, alle loro ragioni. Anzi li priva di ogni riferimento indipendente e di ogni programma riconoscibile. E perciò stesso li consegna alla rassegnazione, o alla valvola di sfogo della caccia allo “straniero”, o al richiamo del voto clientelare e di scambio. A tutto vantaggio dei nemici dei lavoratori.
E’ ora necessario voltare pagina. Non c’è alcuna via d’uscita dall’attuale vicolo cieco continuando sulla via delle coalizioni a perdere con gli amici “democratici” dei padroni, dei banchieri, del Vaticano ( PD,IDV,UDC).
Solo una riscossa operaia sul terreno dell’opposizione sociale e di classe può incidere sui rapporti di forza, spostare il voto operaio, unire ragioni sociali e democratiche in un unico fronte, piegare e cacciare il governo della destra. Del resto, in 15 anni, solo i lavoratori hanno battuto Berlusconi: con lo sciopero generale del 94 a difesa delle pensioni, con la grande mobilitazione operaia a difesa dell’art.18 nel 2003. Il guaio è che in entrambi i casi le loro lotte sono state subordinate al centrosinistra: col risultato di tradire le loro ragioni e regalare la rivincita a Berlusconi. Ora si tratta di far tesoro di quella lezione:
rilanciare una mobilitazione operaia unificante, attorno ad un proprio programma indipendente, che rompa finalmente con i partiti dominanti di ogni colore e miri realmente a vincere: facendo pagare la crisi al padronato, sgombrando il campo dai suoi governi, aprendo la via per un governo dei lavoratori, quale unica vera alternativa.
Questo è l’appello che rivolgiamo a tutte le sinistre politiche e sindacali: serrare le fila per un’azione comune, radicale e di massa, attorno ad un programma anticapitalistico indipendente. Questa è la linea del Partito Comunista dei Lavoratori, l’unico partito della sinistra che non si è mai compromesso con industriali, banchieri e Vaticano, perché vuole i lavoratori al governo del Paese.
COSTRUIRE IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Partito Comunista dei Lavoratori

Valutazione sulle elezioni marchigiane




Le elezioni per il rinnovo del consiglio della regione Marche, tenutesi il 28 ed il 29 marzo, hanno sancito, purtroppo, un nuovo dominio politico-economico di certi “potentati” su tutto il territorio marchigiano.

Risulta inutile rilevare che ambedue gli schieramenti, di centro-sinistra e centro-destra, erano indissolubilmente legati per garantire il controllo del territorio da parte di certe “potenti famiglie”.

In controtendenza si riscontra un ottimo successo della lista di Sinistra, legata al compagno Rossi che consegue oltre il 7% dei consensi elettorali.

Solo nella città di Fabriano, capitale di “certi poteri forti regionali”, la presunta Sinistra radicale ha subito un vero e proprio tracollo elettorale.

È ora che “segreterie” del P.R.C., del P.D.C.I. e della S.E.L., con le loro “gestioni familistiche” e di totale sostegno al mondo industriale locale, rassegnino le loro dimissioni!!

Fabriano 2\04\2010
Antonio Angeloni

04/04/10

Per una manifestazione nazionale anticlericale


Il massimo discredito morale delle gerarchie Vaticane coincide col massimo della loro arroganza, senza che le sinistre politiche e la cultura laica accennino la benché minima reazione.

Gli stessi vertici ecclesiastici che invocano la disobbedienza verso le leggi dello Stato, in fatto di diritti delle donne, godono della protezione dello Stato in fatto di crimini contro i minori: con un ministro della “Giustizia” che manda gli ispettori non per svelare gli abusi clericali e le complicità di cui sono circondati, ma per zittire ogni denuncia degli abusi. Eppure il “giustizialismo dipietrista” e le sinistre “radicali” si limitano al balbettio, per non rompere col PD e col silenzio delle Procure.

E’ una situazione intollerabile. Proponiamo a tutte le sinistre, a tutto l’associazionismo laico ed anticlericale, la promozione di una grande manifestazione nazionale a Roma per la difesa dei diritti delle donne contro la crociata del Papato e della Lega; e l’avvio di una inchiesta popolare indipendente sui crimini ecclesiastici e su chi li ha coperti.


MARCO FERRANDO

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

Sinistra Anticapitalista

Le tragiche sconfitte subite dal mondo del lavoro nel corso di questi lunghi anni hanno indotto tutti gli stipendiati e salariati all’assopimento e a coltivare sempre più una “subdola indifferenza” che non riesce più a scuotersi neanche di fronte alla morte e alla miseria beffarda.

Le sconfitte hanno portato le sinistre partitiche ad un conservatorismo ancora maggiore, rifiutando di alzare il capo, rifiutando gli appelli del PCL e quindi declinando ogni sorta di lotta per un’alternativa anticapitalistica. Non si domandano neanche più, dove hanno sbagliato e addirittura detestano essere messe di fronte alle loro responsabilità, non si preoccupano quasi più di politica, ma la subiscono. Anziché imparare dal passato, lo “rifiutano”, e intanto il paese segue una deriva sempre più fascistoide-xenofoba. Lasciano che siano gli altri profeti dell’ideologia capitalistica a dettare “nuove strade” e “nuova morale”.

Forse le elezioni borghesi e qualche poltrona possono colmare il vuoto ideologico che le sinistre hanno ripudiato in questi ultimi anni?

Il popolo “tradito” sta prendendo vie, ora, molto pericolose che possono sfociare in un film già visto. La degenerazione dei movimenti dei lavoratori è ai “minimi storici”.

La propaganda fatta negli ultimi anni sabotando tutta la storia del pensiero rivoluzionario, come mere appendici di sinistra, che hanno votato sull’inconsistenza del marxismo, relegandolo come semplice passaggio adolescenziale, non ha loro permesso di analizzare in modo razionale una lettura della vita, “oggi”, senza usare il metodo marxista, non hanno saputo fare altro se non subordinarsi a partiti borghesi e di governo continuando a sostenere politiche antioperaie e antipopolari.

Lontane sono le loro promesse di cure immediate, continue sono le loro responsabilità per l’assopimento e non per il risveglio di coscienza di classe.

I comunisti non rincorrono le burocrazie servendo vecchie ricette ai lavoratori, dando loro parvenza di nuove strade, trastullandosi senza muoversi, usando eventi politici come occasione per fare “commenti”, ma non per agire, questi partiti appaiono come agenti della borghesia nella classe operaia, come riformisti senza riforme e sono (figurarsi solo pensarlo) perfino troppo lontano dai rivoluzionari che vivono nel terrore della rivoluzione.

Questa patetica decadenza rinforza sempre più i poteri forti e coloro che se ne fanno i loro protettori, a cominciare dalle monarchie, e in primis, quella assoluta della chiesa, dove non è il Vaticano a essere circondato dall’Italia, ma l’Italia a essere circondata dal Vaticano.

Per non diventare decadenti sopravvivenze del passato: costruiamo un partito indipendente del mondo del lavoro che si batta per un’alternativa anticapitalistica, in aperta contrapposizione a tutti i partiti padronali. Cancelliamo per sempre questi metodi che ispirano oppressione, paura, sottomissione che hanno il solo scopo di soffocare ogni spirito di protesta e sostituiscono la volontà delle masse con quella dei loro “leader”.

Il PCL è l’unico partito che si schiera e rivendica il potere dei lavoratori.

Il PCL fa un appello alle sinistre ad unirsi nella lotta, per comprendere e guardare in faccia la realtà, per abolire una società basata sullo sfruttamento e preparare coscientemente metodi che riescano ad elevare la coscienza di classe degli operai e la loro fiducia nella propria forza.

Per evitare un’ulteriore minaccia all’intera civiltà umana, è indispensabile “ora”, di un risveglio anzitutto della sua avanguardia rivoluzionaria.

Youri Venturelli
Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione Ancona - nucleo montano