28/05/12

ASSEMBLEA NAZIONALE DELEGATI ED ELETTI RSU. L'OdG finale 'L'OPPOSIZIONE SINDACALE SI ORGANIZZA'

Roma, 26/05/2012

Si è conclusa l’assemblea nazionale indetta oggi a Roma, presso il Teatro Ambra Jovinelli, da lavoratori e lavoratrici, eletti RSU, ed RSA, delegati di diverse organizzazioni sindacali conflittuali.
L'assemblea ha ha visto la partecipazione di oltre 500 delegati, in prevalenza aderenti alla USB ed alla Rete 28 aprile nella Cgil, provenienti da tutta Italia e da tutti i settori del mondo del lavoro
Ben 28 gli Interventi, fa cui quello di Pierpaolo Leonardi per la USB e Giorgio Cremaschi della Rete 28 aprile nella Cgil, che hanno dato il pieno sostegno da parte delle loro organizzazioni alle iniziative assunte dall'assemblea.
L'assemblea ha approvato all'unanimità l’ordine del giorno (di seguito e in allegato) in cui si delibera una piattaforma che vede nel 8 e 9 giugno prossimi i primi momenti di forte mobilitazione, con scioperi, presidi, manifestazioni e blocchi in tutta Italia.
L'Ordine del Giorno approvato:
L' assemblea convocata da RSU e RSA a Roma il 26 maggio ha raccolto la spinta di chi sta lottando contro l'aggressione scatenata dal governo verso il mondo del lavoro. Ma siamo soprattutto indignati per la rassegnazione o, perfino, l’assenso con cui le direzioni confederali CGIL, CISL e UIL hanno accompagnato e favorito questa aggressione.
L'Assemblea condivide quanto proposto nella relazione e raccoglie le indicazioni e i contributi emersi dal dibattito.
Le pensioni sono in via di essere ridotte a sussidi di sopravvivenza e l’età di quiescenza è stata portata a livelli inediti in Europa.
Centinaia di migliaia di lavoratori messi fuori dalle aziende con accordi spesso ricattatori vengono messi in condizione di non avere più né un salario, né una pensione, né un ammortizzatore sociale.
I salari sono fermi da almeno 20 anni, mentre i prezzi galoppano. I contratti nazionali sanciscono la riduzione delle retribuzioni, l’aumento degli orari di fatto e la regola delle deroghe.
La precarietà è diventata la forma generalizzata di assunzione: un esercito di milioni di giovani vive quotidianamente senza diritti e nell’incertezza più totale sul proprio futuro.
La disoccupazione tocca livelli inediti ed è destinata a crescere ulteriormente, per la chiusura di tante fabbriche ma anche attraverso la drastica riduzione dell’occupazione nel pubblico impiego.
I servizi sono stati privatizzati, peggiorandone la qualità e aumentandone i costi per l’utenza, mentre si faceva cassa sui diritti e sulle retribuzioni degli addetti.
Il padrone sceglie i sindacati da legittimare, mentre gli altri in particolare FIOM e sindacati di base, vengono cacciati dalla porta delle aziende.
Infine l’articolo 18, quella norma che giusto 42 anni fa ha posto un limite all’arbitrio e all’autoritarismo padronali, è in procinto di essere cancellata, sopprimendo la funzione deterrente della reintegra e ripristinando l’effetto intimidatorio della minaccia di licenziamento contro chi si attiva politicamente o sindacalmente o contro chi, comunque, ha un comportamento non gradito al padrone e ai capi.
In queste settimane in molte aziende c’è stata una massiccia reazione contro questo stravolgimento dell’articolo 18, con fermate, scioperi, picchettaggi, blocchi stradali e manifestazioni. Ma se stessimo all’azione del sindacalismo confederale di CGIL CISL e UIL tutto ciò sta passando senza una resistenza degna di questo nome o addirittura con un vero e proprio consenso, in nome della governabilità e della nuova “unità nazionale” che sostiene il governo dei “tecnici” diretta emanazione della Bce, dell' Unione Europea e del Fondo monetario internazionale, della Confindustria e del sistema bancario italiano. Noi non ci riconosciamo in questa unita' nazionale ma anzi ci battiamo per cacciare il governo Monti Fornero.
Il movimento di lotta nelle fabbriche e nei posti di lavoro a cui anche molti dei delegati e delle delegate qui presenti hanno dato vita nei giorni scorsi deve continuare, con l’obiettivo di impedire la trasformazione in legge del disegno Fornero. Siamo disponibili a valutare e sostenere ogni iniziativa di mobilitazione che persegua gli stessi obiettivi.
Ma questa mobilitazione dovrà rimettere in campo non solo la difesa dell’articolo 18 e la sua estensione ai milioni di lavoratrici e di lavoratori che non ne sono tutelati (i precari e i dipendenti delle piccole aziende), ma anche una piattaforma complessiva, per invertire la tendenza a far pagare la crisi ai lavoratori e alle classi popolari. intendiamo elaborare questa piattaforma in maniera compiuta in un prossimo appuntamento assembleare analogo a questo. In ogni caso gia' da oggi proponiamo alcuni punti irrinunciabili:
> Il blocco dei licenziamenti;
> Il rinnovo di tutti i contratti attraverso piattaforme costruite con la partecipazione democratica dei lavoratori;
> La riduzione degli orari di lavoro a parità di salario;
> Un aumento dei salari e delle pensioni generalizzato e consistente;
> Il ripristino di una scala mobile dei salari e delle pensioni per tutelarli dalla nuova inflazione;
> La riconquista del pensionamento di vecchiaia a 60 anni di importo adeguato;
> No ai fondi pensione privati;
> La definitiva abolizione di tutte le forme contrattuali precarie;
> Il blocco delle privatizzazioni e la ripubblicizzazione dei servizi gia' privatizzati;
> Una politica fiscale di forti sgravi sul lavoro dipendente e sulle pensioni compensati dall'aumento della progressività delle aliquote e da una patrimoniale sulle rendite e sulle ricchezze;
> Il diritto al reddito, alla casa e alla gratuita' di tutti i servizi pubblici per precari e disoccupati;
> La elezione libera dei propri rappresentanti sindacali, senza alcuna limitazione da parte del padrone e senza riserva per nessuno;
> L'abolizione della Bossi/Fini e uguali diritti per i migranti.
Si tratta delle rivendicazioni minime e essenziali per preservare livelli di vita e di dignità basilari in un paese civile. Se sembrano incompatibili con il pagamento del debito, diciamo: è il debito che non va pagato.
Per questi motivi, e per difendere l’articolo 18 nel suo valore di fondo e nella sua essenza simbolica, noi invitiamo tutte le RSU, le RSA, le organizzazioni e le aree sindacali che condividono queste esigenze a organizzare nelle prossime giornate dell’8 e del 9 giugno momenti di lotta: fermate, scioperi, azioni di protesta, presidi.
Indiciamo per il pomeriggio dell’8 maggio, a partire dalle 16,00 a piazza Montecitorio un presidio della Camera dei deputati che sta dibattendo del futuro dei nostri diritti
Invitiamo tutte e tutti, RSU, RSA, organizzazioni e aree sindacali a rendere permanente la lotta anche nei giorni successivi, fino all’ultimo giorno utile per impedire l’approvazione parlamentare della controriforma Fornero e ancora oltre nei prossimi mesi.

22/05/12

MOVIMENTO OPERAIO O GRILLISMO

L'avanzata del grillismo è il frutto distorto di una combinazione straordinaria: il massimo discredito dei partiti borghesi tradizionali, nel momento della massima crisi sociale, e il clamoroso fallimento delle direzioni tradizionali del movimento operaio, incapaci di costruire un'alternativa vera, ed anzi subalterne al PD.

Ma il grillismo non rappresenta alcuna alternativa alla crisi di cui è figlio. In ogni caso non rappresenta alcuna alternativa per i lavoratori e le loro ragioni sociali, di cui peraltro Beppe Grillo non parla. Le strizzate d'occhio ai ricchi evasori di Cortina , il respingimento dei migranti, la richiesta abolizione del valore legale del titolo di studio, il civettamento pubblico con la Lega delle origini, non solo non hanno nulla a che vedere con i salariati ma sono contro il mondo del lavoro e contro gli stessi principi democratici. Mentre i comizi elettorali parmensi sul debito pubblico e sull'euro- estranei peraltro al programma pubblico e formale del Movimento a 5 Stelle- sono azzerati in 24 ore dalle dichiarazioni pubbliche del sindaco grillino eletto che a Parma ha subito rassicurato banche ed industriali invocando “il sostegno di tutti i partiti”. La scelta decisiva di larghissima parte dell'elettorato borghese parmense di centrodestra di votare Beppe Grillo è stata evidentemente una scelta ben riposta. Come è significativa oggi l'attenzione di “sdoganamento” di Sole 24 Ore per “il programma reale” del Movimento a 5 Stelle, esplicitamente distinto dalle “provocazioni elettorali” del comico Guru.

Il Partito Comunista dei Lavoratori, da sempre all'opposizione delle classi dirigenti e dei loro partiti, sarà all'opposizione della giunta Grillina di Parma. Incalzando da subito l' annunciata contraddizione tra promessa di svolta e collaborazione coi poteri forti della città. Più in generale svilupperemo su scala nazionale, innanzitutto tra i lavoratori e i giovani, un'azione di demistificazione del grillismo e delle illusioni che alimenta. A partire dall'intervento quotidiano nelle lotte del lavoro e nei movimenti di massa, cui il grillismo è peraltro del tutto estraneo.

Ma l'avanzata del grillismo è al tempo stesso una lezione a sinistra. O la sinistra italiana, politica e sindacale, unisce nell'azione le proprie forze per una radicale battaglia antisistema, che imponga la propria soluzione alla crisi italiana sul terreno anticapitalistico, o sarà inevitabile che la crisi sociale e politica cercherà e troverà altri sbocchi, sul terreno del populismo equivoco e potenzialmente reazionario. Anche se travestito dai panni innocenti del comico.

Per questo la nostra battaglia perchè le sinistre politiche e sindacali rompano col PD e si battano per un governo dei lavoratori, sarà da oggi, se possibile, ancor più pressante.
Come lo sarà l'impegno a costruire e radicare il Partito Comunista dei lavoratori, come partito della rivoluzione.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

19/05/12

CRIMINE STRAGISTA A BRINDISI. SOLO IL MOVIMENTO OPERAIO PUO' FARE PULIZIA

L'attentato omicida e stragista compiuto a Brindisi è una infamia. Che sembra rientrare nella lunga scia di crimini oscuri che ha attraversato la lunga storia della Repubblica borghese. Crimini spesso segnati dall'intreccio tra forze criminali, classi dirigenti, sottobosco di apparati statali. Crimini spesso impuniti, da Piazza Fontana a Piazza della Loggia. Crimini sempre diretti contro il mondo del lavoro.

Solo il movimento operaio può fare luce su questi crimini. Altro che “coesione nazionale” attorno al governo e allo Stato, come chiedono Monti e Napolitano. Solo il movimento operaio può stroncare alla radice la malapianta del terrore stragista nell'unico modo possibile: contrastando e rovesciando le classi dirigenti e il loro sottobosco criminale; cambiando il potere di comando; e organizzando la società su basi nuove. Ciò che significa innanzitutto respingere il tentativo ricorrente di questo Stato di prendere spunto dai fatti di terrore per minacciare leggi speciali antidemocratiche o attuare restrizioni dei diritti collettivi.

Con tali posizioni indipendenti, il Partito Comunista dei Lavoratori partecipa alle manifestazioni di queste ore contro lo stragismo criminale.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

17/05/12

Fabriano - ballottaggio: nessun voto ai responsabili della crisi!


COMUNICATO STAMPA:
Entrambi i candidati fabrianesi al ballottaggio sono invotabili da chiunque abbia a cuore Fabriano ed i suoi abitanti!”, afferma Venturelli, candidato a sindaco del Partito Comunista dei Lavoratori, ”per questo invitiamo tutti a non andare a votare chi è complice e responsabile della crisi italiana e fabrianese!”.
Urbani, già consigliere, è l’espressione diretta del berlusconismo, che ha prodotto i governi più reazionari del secondo dopoguerra ed è stato il principale responsabile della drammatica situazione che viviamo nel nostro Paese. Sagramola, invece, è da anni al Governo della Provincia di Ancona, una delle più colpite dalla crisi a livello nazionale.
“Ci rivolgiamo ai cittadini perché vorremmo capissero due cose”, continua Venturelli, “la prima è che centrodestra e centrosinistra sono espressione politica dello stesso blocco di potere: la grande borghesia industriale e finanziaria. La seconda è che i lavoratori devono finalmente esprimere una loro proposta politica inidpendente, radicale ed anticapitalista, che rovesci i rapporti di forza e ricostruisca una società più equa e giusta!”  



Con preghiera di massima diffusione



Partito Comunista dei Lavoratori
Coordinamento Provinciale Ancona

14/05/12

LA LOTTA DI CLASSE ANTICAPITALISTA: L'ANTIDOTO PIU' EFFICACE ALLA DISPERAZIONE INDIVIDUALE (E AL TERRORISMO)


Le “profonde tensioni sociali” che Mario Monti ipocritamente lamenta sono il portato di quella dittatura di banche e Confindustria che il suo governo rappresenta come mai in passato. E' decisivo che quelle “tensioni” esplodano apertamente, in forma concentrata, in un grande movimento di massa, continuativo e radicale, capace di contrapporre alle classi dominanti e al loro governo la forza materiale del mondo del lavoro, dei precari, dei disoccupati. Infatti, l'esplosione sociale di una aperta ribellione di massa contro il governo, non è solo la condizione decisiva per strappare risultati a favore dei lavoratori, ma è anche l'unico vero antidoto alla disperazione individuale e alla follia di ritorno delle suggestioni terroriste: che non a caso si oppongono esplicitamente al movimento di massa confermando il proprio carattere antirivoluzionario ( v. il documento FAI/cellula Olga).

E' significativo che il ministro degli Interni Cancellieri già usi l'azione anarcoterrorista di Genova per invocare l'unità nazionale attorno al governo dei banchieri, annunciare l'uso dell'esercito, intimidire preventivamente ogni opposizione di massa. Altro che “paura del terrorismo” di quattro imbecilli declassati! L'unico evento di cui hanno davvero “terrore” è proprio l'esplosione di quella sollevazione sociale di massa che i terroristi irridono e disprezzano. L'unica che possa sbarrare la strada ai padroni. L'unica che possa liberare la via di un'alternativa vera per gli sfruttati.

Mentre la CGIL revoca lo sciopero generale per coprire il PD; mentre tutte le sinistre politiche ( SEL e FDS) si appellano a Di Pietro per negoziare insieme col PD, il Partito Comunista dei Lavoratori si batte in ogni lotta per la prospettiva della rivoluzione sociale e del governo dei lavoratori. Perchè “solo la rivoluzione cambia le cose”.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

12/05/12

Ancora sulla manifestazione del 12 maggio 2012: articoli e documenti sulla cacciata, da parte della FDS, del PCL dalla piazza


PERCHE' FDS HA SCELTO DI NEGARE LA PAROLA AL PCL ?(QUELLO CHE AVREMMO VOLUTO DIRE PUBBLICAMENTE, DAL PALCO, A MIGLIAIA DI COMPAGNI E COMPAGNE E A TUTTE LE SINISTRE)

Il nostro partito è stato costretto a revocare la propria adesione e partecipazione a questa manifestazione, a causa dell'improvvisa negazione del nostro diritto di parola sul palco, in contrasto con l'accordo unitario precedentemente raggiunto.

Avevamo aderito un mese fa alla proposta pubblica di “una manifestazione unitaria di tutte le sinistre di opposizione al governo Monti”: che presuppone, da parte del soggetto promotore ( FDS), il riconoscimento pubblico della loro diversità. In questo senso era stato garantito, in conclusione della manifestazione, il “microfono aperto” anche al nostro partito. Invece tre giorni fa ci è stato comunicato il “contrordine”: il PCL non potrà parlare. Perchè la manifestazione sarà solo “una manifestazione di cartello della FDS , dei suoi alleati internazionali, dei suoi interlocutori sociali e di movimento”. Scelta legittima, naturalmente: ma allora perchè scomodare la bandiera dell'”unità delle sinistre”? Che senso ha un appello formalmente unitario anche alle sinistre politiche, se poi si nega il diritto d'intervento a chi lo accoglie? O la bandiera dell'unità è solo la coperta retorica che si usa sotto elezioni per chiedere la subordinazione “unitaria” alle alleanze col PD ( e talvolta con la UDC)?

Dal palco conclusivo della manifestazione, avremmo voluto comunicare a migliaia di compagni e compagne una proposta politica pubblica attorno a tre assi elementari:

-La rivendicazione del più ampio fronte unitario di lotta a sinistra in contrapposizione al governo Monti ma anche al PD che lo sostiene( Perchè non si può denunciare Monti e contemporaneamente allearsi in tutta Italia col suo principale supporto)

-La necessità di una svolta unitaria e radicale della mobilitazione di massa contro il governo, in aperta contrapposizione alla linea scandalosa della CGIL: che, per conto del PD, consente a Monti ciò che i lavoratori avevano negato a Berlusconi.

-La necessità di un programma generale apertamente anticapitalista e non solo “antiliberista”, in Italia e in Europa, capace di ricondurre ogni lotta immediata all'unica possibile reale alternativa: quella della rivoluzione sociale e del governo dei lavoratori. Contro tutte quelle illusioni riformiste che sono state distribuite a mani basse attorno ai Prodi, Yospin, Zapatero, e oggi Hollande: e che sono servite unicamente a giustificare il voto delle sinistre “radicali” alla precarizzazione del lavoro, alla detassazione dei profitti, alle guerre. E non solo in Italia.

E' vero. Questa è un'impostazione diversa dell'”unità a sinistra”. Non la trasforma in un richiamo d'immagine o in un fattore di pressione su Vendola e Di Pietro per negoziare “insieme” l'alleanza col PD (come ha spiegato Paolo Ferrero su il Manifesto del il 10 Maggio). Ma l'assume come parola d'ordine di rottura con tutti i partiti borghesi nella prospettiva di un'alternativa di sistema: com'è naturale per i comunisti.

Forse questa proposta pubblica è stata giudicata troppo imbarazzante dai gruppi dirigenti della FDS, nel momento in cui, dopo il 6 Maggio, si riapre “la partita delle alleanze”, a legge elettorale forse immutata. Capiamo. Ma come si può costruire un fronte unitario di lotta a sinistra senza un confronto aperto e pubblico tra posizioni diverse?

In ogni caso resta un fatto: la FDS ha scelto di negare la parola in una manifestazione annunciata come “unitaria”, all'unico partito della sinistra italiana già censurato totalmente, senza eccezioni, da tutti i canali della comunicazione pubblica. E' una scelta legittima. Ma francamente pesante. E di cui sarebbe onesto rivelare apertamente le reali ragioni politiche.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

DILIBERTO CONFERMA DI FATTO LE RAGIONI DELLA NEGAZIONE DELLA PAROLA AL PCL
(12 Maggio 2012)

“A IDV e SEL proporrò di lavorare ad un soggetto federato della Sinistra e con questa forza, che oggi avrebbe il 15%, trattare col PD in vista delle elezioni”. Così oggi Oliviero Diliberto presenta, in una intervista all'Unità, il senso della manifestazione della FDS a Roma.
Dobbiamo elogiare, una volta di più, la chiarezza di Diliberto. Ciò che altri sussurrano, imbarazzati, dietro le quinte, lui lo dice pubblicamente alla luce del sole.
E perciò stesso, rendendolo trasparente, ne illustra la vergogna.

Già proporre una Federazione della “sinistra” a Di Pietro, capo di un partito affiliato al centro liberale europeo e sottoscrittore del pareggio di bilancio in Costituzione, è francamente un'assurdità. Ma farlo, per di più, in funzione dell'accordo col PD per il 2013 è una bestemmia. Tanto più dopo che il PD ha sostenuto il governo Monti, ha votato la distruzione delle pensioni di anzianità e dell'articolo 18, ha dettato alla CGIL la rinuncia allo sciopero generale e una linea di copertura del governo. Come si fa a manifestare contro Monti, cercando l'accordo con chi lo sostiene?

Ma tant'è. Questa è la confessione pubblica della linea reale della FDS. L'”unità a sinistra” è solo una leva contrattuale per svendere la sinistra al PD, cioè a un partito liberale legato a Confindustria e banche.
Per questo si è scelto di negare la parola a chi oggi in piazza avrebbe rivendicato l'unità d'azione a sinistra, in alternativa al PD. Semplice, no?

Compagni della FDS, aprite gli occhi, prima che sia troppo tardi.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
PAOLO FERRERO CHIARISCE DI FATTO LE RAGIONI DELLA NEGAZIONE DELLA PAROLA AL PCL IL 12 MAGGIO
(10 Maggio 2012)

Il Segretario del PRC Paolo Ferrero ha rilasciato una lunga intervista a il Manifesto che è davvero chiarificatrice, se ve n'era bisogno, della strategia politica della FDS: premere su Vendola e Di Pietro per formare insieme un'alleanza ( “federata o confederata”) che possa negoziare successivamente l'alleanza nazionale col PD (“Insieme saremmo forti. Poi eventualmente sarà diverso anche discutere di alleanze.. smettiamo di aspettare il PD, iniziamo noi la partita”). Già, la “partita”. La partita è quella delle elezioni del 2013, o addirittura anticipate, cui si potrebbe andare con la legge elettorale attuale, dopo il terremoto del 6 Maggio. In questo scenario il PRC è pronto a rispolverare quel canovaccio dell'”alleanza democratica” col PD che potrebbe garantirgli la soglia agevolata del 2% per rientrare in Parlamento. Una proposta su cui peraltro il PRC ha celebrato il suo ultimo congresso. Il fatto che questo significhi appoggiare il governo del centrosinistra ( come Diliberto ha il coraggio di riconoscere apertamente) poco importa: l'essenziale sono i deputati, non le misure che saranno chiamati a votare. Come del resto dimostra l'esperienza tragica del sostegno delle sinistre “radicali” ai governi di centrosinistra degli ultimi 15 anni.

Ecco allora rivelato il senso ultimo attribuito alla manifestazione del 12: mostrare l'argenteria di cui si dispone per rilanciare la pressione su Vendola e Di Pietro, e indirettamente sul PD. L'appello sotto traccia è uno solo:” Non scaricateci. Tanto più dopo che ci siamo subordinati disciplinatamente al PD nelle amministrative di tutta Italia”.

E' per questo che i gruppi dirigenti della FDS hanno scelto (negli ultimi giorni) di privare della parola in piazza il PCL, che avrebbe avanzato pubblicamente, col massimo ascolto, una proposta politica opposta: quella della più larga unità d'azione delle sinistre in contrapposizione non solo a Monti, ma anche al PD che lo sostiene”.

Tutto dunque ha una logica. Ma in questo caso è triste. Soprattutto quando si nasconde dietro la retorica dell'”unità a sinistra”.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

LA “SVALUTAZIONE” DEL GRILLO


Trascinato dal successo elettorale, Beppe Grillo si compiace, invaghito, delle attenzioni del Time, e comunica direttamente con la stampa finanziaria internazionale. Ai suoi candidati locali impone l'autocensura mediatica, pretendendo per sé il monopolio della comunicazione pubblica ( che le “odiate” TV gli hanno in realtà regalato per mesi, oltre ad averlo a suo tempo “inventato” con Pippo Baudo). E a sé rivendica la prima pagina di Bloomberg.
Per dire cosa? Per dire che “occorre uscire dall'Euro, tornare alla Lira, svalutarla del 50%, e così rilanciare le esportazioni italiane”. “Sarà un bagno di sangue, ma è l'unica via” assicura Beppe.
Non sappiamo misurare la “consistenza” di questo pronunciamento, provenendo da chi solo 5 mesi fa, quando Monti volava nei sondaggi, dichiarava di “non poter parlar male di Monti”, cioè del massimo sacerdote dell'Euro. Ma è indubbio che l'uscita di Beppe ha provocato un dibattito serio.

Naturalmente tutti i partiti dei banchieri che hanno già tirato la volata elettorale al Grillo per mesi con il solo fatto di attaccarlo, non hanno perso l'occasione per rilanciare l'accusa di “incompetenza economica”, “irresponsabilità” ecc. In particolare, un partito come il PD, che è nato per candidarsi a rappresentanza politica centrale del capitale finanziario ( e che non a caso è sul libro paga del Monte dei Paschi) ha subito sentito il dovere di presentarsi come scudiero dell'Euro e della Unione Europea, denunciando Grillo come “inaffidabile”, e presentandosi come garante della “governabilità”.. del capitale. Tutto regolare.

Noi che invece non abbiamo altro interesse che quello dei lavoratori e degli sfruttati, che non abbiamo mai simpatizzato per Monti, che non abbiamo mai lodato il banchiere Profumo, muoviamo a Grillo un'obiezione opposta. Non quello di essere “inaffidabile” (a giorni alterni)) per i banchieri e per gli industriali, ma di essere inaffidabile ( sicuramente e sempre) per gli operai e la popolazione povera che le banche e gli industriali opprimono.

Infatti, un puro ritorno dell'Italia alla lira, una pura uscita dell'Italia dall'euro, DENTRO IL QUADRO CAPITALISTICO, comporterebbe in sé un salto ulteriore dell'impoverimento di salari e stipendi, una ulteriore polverizzazione dei risparmi dei ceti popolari, un'ulteriore mazzata sui costi dei servizi e sulle tariffe per la maggioranza della società italiana. Le classi dominanti potrebbero cavarsela come sempre: con le armi della speculazione, del traffico delle monete, dell'esportazione di capitali, e persino, in qualche caso, delle esportazioni più competitive care a Grillo ( salvo la contraerea prevedibile delle misure protezioniste degli altri Stati capitalisti). Ma per i proletari sarebbe davvero “un bagno di sangue” come lo stesso Beppe si è lasciato scappare: perchè è sulle loro spalle che le classi proprietarie scaricherebbero l'intera operazione. Del resto: c'è da stupirsi se settori minoritari ma reali della borghesia, e proprio tra l'altro i loro ambienti più reazionari, vagheggiano da tempo la soluzione proposta dal Grillo? Basta sfogliare l'antologia della Lega Nord , per ritrovare la suggestione di un Italia capitalista ( o di una ..”Padania” capitalista) affrancata dalla “tirannia dell'Euro” di Bruxelles. Per fare solo un esempio, Maurizio Belpietro ha ufficializzato il 12 Maggio la rivendicazione dell'”uscita dall'Euro” con un editoriale a tutta pagina sul proprio giornale reazionario “Libero” ( finanziato dai faccendieri Angelucci). Alcuni circoli padronali del Nord Est, in particolare, fortemente gravati dalla crisi, ma proiettati sui mercati asiatici e balcanici, sognano la terra promessa del ritorno alla lira come occasione di propria ripresa e arricchimento. Cosa hanno a che fare le ragioni del lavoro con gli interessi di questi sfruttatori?

L'impostazione di Grillo va allora esattamente capovolta, se si vuole partire dagli interessi dei lavoratori. Solo una rottura anticapitalista, solo il rovesciamento della dittatura degli industriali e dei banchieri, solo un governo dei lavoratori e della popolazione povera, potrebbe fare i conti con l'Unione Europea, dal versante delle ragioni degli sfruttati e degli oppressi. Cancellando il debito pubblico verso le banche ( con la salvaguardia dei piccoli risparmiatori); nazionalizzando le banche sotto controllo dei lavoratori e senza indennizzo per i grandi azionisti; unificando gli istituti di credito in una unica banca pubblica sotto controllo sociale; espropriando la grande industria e le grandi catene commerciali, sotto il controllo dei lavoratori; introducendo il monopolio del commercio estero; riorganizzando da cima a fondo l'intero funzionamento dell'economia e della società finalmente liberate dall'oppressione del capitale finanziario, e quindi libere di definire democraticamente un piano di scelte razionali suggerite dai bisogni della maggioranza. Certo, questo governo, e questo programma, romperebbero unilateralmente con l'Unione Europea delle banche, le sue imposizioni, i suoi fiscal compact, i suoi memorandum. E in questo quadro affronterebbe liberamente la scelta della moneta. Ma potrebbe fare tutto questo avendo tagliato le unghie al capitale in funzione della difesa dei salariati. Avendo tagliato alla radice il potere della speculazione dei ricchi contro i poveri. Avendo messo al posto di comando chi non ha mai comandato: i lavoratori e la popolazione povera. E muoverebbe da questa postazione conquistata per appellarsi, con la forza del proprio esempio, alla ribellione dei lavoratori di tutta Europa: in funzione di quella prospettiva di unificazione europea che gli Stati capitalisti, in perenne competizione tra loro, non sono in grado di realizzare (e neppure di perseguire, se non sulla pelle dei salariati), e che invece solo le classi lavoratrici rovesciando il potere degli industriali e dei banchieri potrebbero costruire davvero ( Stati Uniti Socialisti d'Europa).

Ma questa prospettiva non può interessare il pensiero di Grillo, e la sua brillante operazione di marketing elettorale un tanto al chilo. Come non può interessare i ricchi evasori di Cortina che Grillo difende, o i suoi estimatori iperliberisti alla Pannella. Questa prospettiva può interessare solamente chi non ha altre ragioni da difendere che la liberazione degli sfruttati. Chi si presenta davanti ai cancelli delle fabbriche, partecipa agli scioperi, si batte nelle strade e nelle piazze contro il potere. Chi vive insomma la lotta di classe nel mondo reale e nell'interesse del lavoro, non chi usa il mondo virtuale della rete internet nell'interesse dell'impresa Casaleggio e dall'alto della villa di Sant'Ilario.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

09/05/12

IL PCL REVOCA L'ADESIONE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 12 MAGGIO A ROMA

Un mese fa la Federazione della sinistra aveva promosso un pubblico appello ad una manifestazione nazionale contro il governo Monti rivolto all'insieme delle sinistre di opposizione.
Com'è nostro metodo avevamo aderito alla manifestazione “unitaria”, dentro la politica più generale del fronte unico: ripromettendoci naturalmente di portare nella manifestazione, con un breve intervento dal palco, il nostro punto di vista anticapitalista e rivoluzionario. Diritto che ci era stato peraltro assicurato dal segretario nazionale del PRC.

Ma a pochi giorni dalla manifestazione il diritto all'intervento del PCL viene revocato, dentro il quadro di una manifestazione di cartello della sola Federazione, aperto esclusivamente ai suoi alleati internazionali e a rappresentanze sociali di movimento. Prendiamo atto di questa scelta- in sé legittima- e revochiamo la nostra adesione e partecipazione alla manifestazione. Eravamo disponibili per una iniziativa realmente unitaria, rispettosa delle posizioni diverse e del loro diritto di pubblica espressione. Non siamo disponibili a fare i puri ascoltatori silenti dei comizi dei dirigenti riformisti.

Ci limitiamo alla constatazione di un fatto politico: una Federazione della Sinistra reduce da coalizioni in tutta Italia col Partito Democratico, e a volte persino con la UDC, sceglie di non dare la parola in piazza al Partito Comunista dei Lavoratori: e dunque alla battaglia per un fronte unico di classe di tutte le sinistre, pienamente autonomo e alternativo al PD. Non sappiamo se la scelta è legata al possibile rilancio del centrosinistra dopo il 6 Maggio. Ma sappiamo che le scelte politiche, anche quelle legittime, hanno sempre un significato. Grande o piccolo.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

NOTA SULLE ELEZIONI DEL 6 MAGGIO IN ITALIA

risultati elettorali delle elezioni amministrative del 6 Maggio in Italia hanno un raccordo col senso generale del voto europeo, ma con molte particolarità nazionali.

Sarà necessaria una analisi più approfondita del voto e dei flussi. Ma è già possibile un giudizio politico d'insieme:
il voto registra anche in Italia la crisi di consenso delle politiche di austerità e sacrifici imposte dalle classi dominanti sullo sfondo della crisi; ma la crisi di consenso delle politiche sociali si intreccia con la crisi specifica degli assetti del bipolarismo italiano e dei partiti borghesi. Penalizzandoli in misura diseguale.

LA PENALIZZAZIONE DEI PARTITI BORGHESI

Il tracollo si concentra in particolare sul PDL, fino a ieri il principale partito borghese in Italia. Prima la crisi del governo Berlusconi e la sua caduta, che hanno privato quel partito della sua guida politica monocratica e del principale fattore di riconoscibilità pubblica; poi il sostegno del PDL a Monti in contraddizione con gli interessi della parte piccolo borghese popolare del proprio blocco sociale; infine la disarticolazione locale in numerose liste civiche- riflesso di un principio di possibile scomposizione- hanno determinato una disfatta elettorale diffusa, con poche eccezioni, sull'intero territorio nazionale. Il PDL è il primo sconfitto del voto.

La Lega Nord evita il tracollo, e tiene l'immagine nazionale grazie al voto di Verona, che peraltro riflette nelle sue misure indubbie particolarità locali. Ma il coinvolgimento nei noti scandali e la guerra intestina hanno avuto un riflesso elettorale pesante. Non solo la Lega non riesce a capitalizzare a proprio vantaggio l'opposizione al governo Monti e il tracollo del PDL, ma arretra pesantemente nelle sue roccaforti lombarde, e sparisce nelle zone di più recente insediamento ( centro Italia).

Il cosiddetto Terzo Polo subisce una sconfitta elettorale significativa, appena attutita dall'accesso al ballottaggio a Genova. Non ha pesato solamente la disarticolazione interna del blocco terzo polista, spesso presentatosi frantumato al proprio interno. Ha pesato soprattutto la sua identificazione incondizionata nel governo Monti nel momento stesso della massima crisi di consenso del governo, e più in generale delle politiche d'austerità in Italia e in Europa.

Il PD è l'unico partito borghese che regge l'impatto del voto, nonostante il proprio sostegno determinante al governo. Il PD ha beneficiato per effetto di rimbalzo della crisi verticale del PDL, della superiorità relativa del proprio insediamento territoriale, della disponibilità di un quadro di coalizione che il centrodestra ha smarrito. Ma al tempo stesso il coinvolgimento nel sostegno a Monti non è stato privo di conseguenze. Il PD ha “tenuto” ma ha subito una erosione diffusa di consensi in molteplici direzioni. Mentre resta del tutto irrisolto il nodo della sua prospettiva nazionale circa i rapporti con gli alleati ( IDV, SEL, FDS) e col Terzo polo.

L'AFFERMAZIONE DEL GRILLISMO

La reazione di rigetto delle politiche dominanti e dei partiti dominanti non ha trovato il proprio canale principale di espressione nella sinistra di opposizione ( come è avvenuto in Grecia, o su altre basi in Francia) ma nell'astensione crescente e soprattutto nel populismo equivoco di Beppe Grillo. Mentre le sinistre ( SEL e FDS) tengono in sostanza le proprie posizioni, il Movimento 5 Stelle realizza un vero e proprio sfondamento, e rappresenta senza dubbio il “vincitore” della prova elettorale del 6 Maggio. Il Grillismo ha polarizzato un elettorato di diversa provenienza politica ( PD, IDV, SEL, PDL, LEGA ) grazie ad un profilo d'immagine semplificato e senza marchio “ideologico” ( Grillo “contro il Palazzo e i Politici ladri”); all'abile diversificazione dei messaggi sociali ( con i precari e i disoccupati, ma anche con gli evasori di Cortina e contro i migranti); all'ostilità pubblica ricevuta da parte di tutti i partiti borghesi di governo, che gli hanno di fatto tirato la volata; alla potente amplificazione mediatica di cui Grillo ha goduto, e che è stata senza paragone col passato. L'alta astensione ha contribuito a sua volta a rafforzare le sue percentuali.
Il successo di Grillo resta concentrato soprattutto nelle città, più che nei piccoli centri, e nel Nord più che al Sud. Ma con una tendenza indubbia all'espansione nazionale del fenomeno. Che di fatto riflette e contribuisce alla crisi della rappresentanza politica borghese.

LA CRISI DELLA RAPPRESENTANZA POLITICA E GLI EFFETTI DEL VOTO SUL GOVERNO

I risultati elettorali fotografano nel loro insieme la crisi della rappresentanza politica in Italia: da un lato la crisi del vecchio bipolarismo della seconda Repubblica, con la destabilizzazione verticale del partito berlusconiano , la crisi della Lega, le contraddizioni irrisolte del blocco di centrosinistra; dall'altro l'assenza ad oggi di un centro di gravità e di ricomposizione degli assetti politici. Lo stesso progetto di Casini di riorganizzare su un nuovo asse una rappresentanza centrale della borghesia italiana esce indebolito dal voto. Mentre la frammentazione complica le cose rispetto alla ridefinizione della legge elettorale.

Questa realtà è destinata a produrre nell'immediato effetti politici contraddittori sullo stesso governo Monti.

Per un verso la crisi dei partiti politici dominanti, ed in particolare del PDL, congela in qualche modo il governo “tecnico”. Per altro verso quella stessa crisi complicherà la sua navigazione, proprio nel momento della massima crisi di consenso sociale delle sue politiche.

Pare improbabile la precipitazione di una crisi di governo ( elezioni ad Ottobre). Il PD resta scudiero di Monti, per conto della grande borghesia e di Napolitano. L'UDC e il Terzo Polo sono votati alla continuità del governo, non avendo altre carte di ricambio e altra base d'appoggio per il loro disegno di ricomposizione centrista. Il punto di massima sofferenza è il PDL, dove si confrontano apertamente opzioni diverse: ma una rottura col governo non porterebbe benefici elettorali immediati, e la maggioranza del suo personale politico dirigente non vuole la rottura.
Al tempo stesso, a meno di un anno dalle elezioni politiche,la crisi di consenso delle politiche del governo e la propria crisi politica spingerà i partiti dominanti ad una maggiore pressione negoziale sull'esecutivo. E Monti avrà più difficoltà che in passato ad equilibrarsi tra i blocchi sociali che PDL e PD gli hanno portato in dote ( piccola e media borghesia, lavoro dipendente pubblico e privato). Anche perchè la recessione economica già in pieno corso in Italia ( e in altri 11 Paesi europei) rende più difficile la gestione della stretta di bilancio imposta dal fiscal compact, riducendo ulteriormente il margine di manovra del governo nel rapporto coi blocchi elettorali dei partiti che lo sostengono.
Tutto lascia pensare che il governo proseguirà, ma su uno sfondo sempre più terremotato dalla crisi politica nazionale.

IL MOVIMENTO OPERAIO ALLA PROVA

Tanto più in questo quadro si misura la crisi di direzione del movimento operaio e dei movimenti di massa.

Nel momento della massima disarticolazione degli equilibri della “seconda Repubblica”, la subalterneità della CGIL al PD, e di riflesso al governo Monti, è di fatto il principale scudo conservativo del quadro politico dominante.
Per questo la parola d'ordine della rottura col PD di tutte le sinistre politiche, sindacali, associative, di movimento, in funzione di una vertenza di lotta unificante attorno ad una piattaforma di mobilitazione indipendente, resta più che mai l'asse generale della nostra proposta politica immediata e del nostro intervento di massa.

Come in Europa, anche i risultati elettorali italiani del 6 Maggio, seppur in modo distorto, spiegano che solo un'irruzione sulla scena politica del movimento operaio e della sua forza di massa può canalizzare la rabbia sociale attorno ad una prospettiva di vera svolta. E viceversa, dentro l'attuale atomizzazione delle lotte, senza lo sviluppo concentrato e radicale dell'azione di classe e di massa, la rabbia di ampi strati popolari finisce col disperdersi nella rassegnazione muta o nel populismo.

Più in generale la crisi politica del campo borghese, la crisi di consenso del governo Monti, rendono ancor più attuale una lotta generale del movimento operaio per una propria soluzione della crisi sull'unico terreno possibile: quello anticapitalistico e rivoluzionario. Il voto italiano ed europeo conferma indirettamente una volta di più un dato di fondo: o il movimento operaio dà la propria risposta radicale alla radicalità della crisi capitalista, ponendosi sul terreno della lotta per il potere dei lavoratori, o la disperazione sociale che si va cumulando cercherà altri canali e altri sbocchi. Contro i lavoratori.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

08/05/12

VOTO IN FRANCIA E GRECIA: LA CRISI EUROPEA SI APPROFONDISCE


LA NECESSITA' DI UN'ALTERNATIVA RIVOLUZIONARIA

I risultati elettorali del 6 Maggio in diversi paesi europei riflettono la profonda crisi di consenso delle politiche dominanti.
Tutti i governi borghesi, di ogni colore, subiscono una crisi di rigetto della maggioranza della società.
Ovunque, in forme diverse, il combinato della crisi sociale e della crisi politica dei governi alimenta una polarizzazione politica del voto, ben al di là del recinto della tradizionale alternanza.
In Francia il rigetto di Sarkosy premia la socialdemocrazia francese, dentro l'alveo apparente di un normale ricambio di governo: ma l'ascesa combinata della sinistra riformista del Fronte de Gauche ( Malenchon) e soprattutto del movimento neofascista del Fronte Nazionale ( Le Pen)indebolisce la stabilità politica del ricambio, tanto più a fronte della continuità della crisi sociale.
In Grecia il ripudio di massa del massacro sociale imposto al popolo greco si traduce nel collasso elettorale dei due partiti di governo, ed in particolare della vecchia socialdemocrazia ( Pasok): spingendo ad una polarizzazione politica estrema tra la forte ascesa della sinistra riformista ( Syriza) da un lato, e la minacciosa avanzata di forze neonaziste ( Alba dorata) dall'altro.
Ne consegue un quadro di estrema instabilità politica che il prossimo governo di unità nazionale, sotto il peso della crisi, contribuirà ulteriormente ad alimentare.

Le elezioni sono il termometro della crisi, non certo la sua soluzione. Dopo 5 anni di crisi capitalista e di enormi sacrifici sociali, la maggioranza della società esprime col voto una domanda di svolta. Ma il ritardo del movimento operaio nel costruire la propria alternativa alla crisi sociale, alimenta una massa critica di populismo reazionario, variamente composto, che è senza precedenti nell'Europa del dopoguerra. Questo è il fondamento sociale del voto del 6 Maggio.

Tanto più in questo quadro, le stesse forze beneficiarie, a sinistra, della domanda di cambiamento sono del tutto incapaci di darle una prospettiva.

Il governo socialdemocratico di Hollande agirà in tutto e per tutto dentro il quadro del capitalismo francese e dei suoi interessi in Europa. Il suo tentativo sarà quello di negoziare col capitalismo tedesco un nuovo equilibrio della politica comunitaria tra “rigore” di bilancio e spese per “la crescita”: e per questo Hollande riceve l'appoggio politicamente trasversale di quelle forze politiche europee interessate ad allentare la pressione della BCE ai fini della salvaguardia dei propri elettorati. Ma “aggiungere la crescita al rigore” significa in prosa una cosa sola: il rigore antioperaio continuerà dentro le maglie di un fiscal compact che lo stesso Hollande non mette come tale in discussione; mentre i possibili più ampi margini di spesa, già contenuti dal debito statale verso le banche, serviranno per lo più a finanziare il pagamento del debito alle imprese e alle banche, cioè la gestione del “rigore”. Nel frattempo la recessione economica in Europa continuerà a distruggere milioni di posti di lavoro. Il governo Hollande, già sostenuto dal borghese Bayrou ( il Casini francese), non darà alcuna svolta ai lavoratori francesi ed europei: sarà solo un capitolo delle politiche di austerità sullo sfondo di una crisi capitalistica irrisolta.

A loro volta le sinistre riformiste di Francia e di Grecia sono incapaci per loro natura di rispondere alla gravità della crisi di cui sono elettoralmente beneficiarie.
Fronte de Gauche e Syriza sono due diverse riedizioni del bertinottismo italiano: retorica sociale, prosa immaginifica, vocazione ministeriale.

Malenchon, già sostenitore appassionato dell'intervento militare imperialista in Libia, mira a conquistare una massa critica di consenso con cui negoziare con la socialdemocrazia da cui proviene. A questo fine non entrerà probabilmente nel governo Hollande, ma lo sosterrà “criticamente” dall'esterno (come Bertinotti fece col primo governo Prodi, votando l'introduzione del lavoro interinale). In ogni caso rimuoverà il proprio ruolo di opposizione a sinistra, lasciando alla destra peggiore la prateria dell'opposizione. Un disastro annunciato.

Syriza ha sicuramente raccolto una grande domanda di cambiamento a sinistra; ha capitalizzato il crollo del PASOK ; ha beneficiato della politica immobile del KKE stalinista, interamente dedita ad una politica di divisione delle lotte funzionale alla pura autoconservazione del proprio spazio politico e istituzionale. Ma il suo programma di negoziazione del debito greco, contro la proposta del suo annullamento; la sua proposta di un controllo pubblico sulle banche private, contro la rivendicazione della loro nazionalizzazione; le sue illusioni su una possibile “Europa sociale e democratica” in ambito capitalistico, contro la rivendicazione degli Stati Uniti Socialisti d'Europa, la confinano nell'ambito di un riformismo impotente, del tutto incapace di tracciare una via d'uscita dalla crisi. Così ha commentato un inviato de Il Manifesto a pochi giorni dal voto: “Il programma di Syriza è in realtà talmente moderato da poter piacere a tutte le forze semplicemente antiliberiste”. C'è poco da aggiungere. Se non che il puro antiliberismo ha poco da dire di fronte alla crisi strutturale del capitalismo europeo, e al fallimento in essa dell'interventismo pubblico keynesiano degli Stati.

La verità è che la crisi europea ripropone con più forza il nodo di fondo: o il movimento operaio imporrà la propria soluzione della crisi con un'azione rivoluzionaria di massa, o la profondità della crisi capitalista trascinerà contro il movimento operaio la barbarie sociale e la reazione politica. Sullo sfondo della più grande crisi capitalista degli ultimi 80 anni, rivoluzione e reazione tenderanno a confrontarsi come negli anni 20 e 30.

La costruzione di partiti rivoluzionari in tutto il continente è l'unica risposta vera alla disperazione sociale che percorre l'Europa. E l'unica risposta di fondo alla stessa minaccia reazionaria.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

04/05/12

Il 6 e 7 maggio vota comunista – scegli il PCL

L’attacco di classe portato avanti dal governo Monti, sostenuto dalla triade Pd-Pdl-Udc, ogni giorno di più aumenta la sua portata antiproletaria e antioperaia. Le sinistre cosiddette radicali in questa situazione balbettano o si pongono direttamente al fianco del Pd in attesa delle prossime elezioni politiche che le riportino in parlamento. A livello di elezioni locali Sel è praticamente ovunque parte organica del centrosinistra; così come Rifondazione Comunista e la Federazione della sinistra, che si presentano in solitaria solo in poche eccezioni – spesso non per scelta propria ma del Pd – mentre arrivano anche ad allearsi con l’Udc di Casini e con l’Api di Rutelli.
Alla tornata elettorale del 6 e 7 maggio il Pcl è l’unica forza a sinistra del Prc a presentarsi con una proiezione e una presenza nazionale: a partire dai tre capoluoghi di regione chiamati al voto (Genova, Palermo e Catanzaro) ai tanti centri di medie e piccole dimensioni (Parma, Pistoia, Carrara, Rapallo, Fabriano, Lissone, Castiglion Fiorentino, Bella, e così via).
Il 6 e 7 maggio è importante sostenere, votare e far votare le liste del Partito Comunista dei Lavoratori: per una risposta politica di classe alla crisi capitalista anche sul piano elettorale, per rafforzare l’opposizione al governo di padroni e banchieri, per costruire il partito rivoluzionario.
Dove non siano presenti nostre liste è esclusa da parte nostra ogni sostegno, per quanto critico, a formazioni inserite nell'ambito di coalizioni di centro-sinistra. Le liste di sinistra che si presentino in contrapposizione ad esso, possono godere, da parte delle nostre sezioni territoriali, di un sostegno, ovviamente apertamente critico, come da classico metodo leninista di approccio ai militanti di base e all'elettorato di partiti riformisti o centristi.

Partito Comunista dei Lavoratori

Fabriano: la chiusura della campagna elettorale del PCL sui quotidiani locali

per leggere gli articoli cliccare sulle immagini ed ingrandire con il tasto sinistro



03/05/12

Elezioni Amministrative Fabriano: Volantino di chiusura campagna elettorale del PCL

Per leggere il volantino distribuito a Fabriano dal PCL in occasione della chiusura della campagna elettorale cliccare sull'immagine ed ingrandire con il tasto sinistro del mouse.


Fabriano: forum candidati del Resto del Carlino (part.12 - emergenza lavoro) - le risposte del PCL

1 – Secondo lei la crisi industriale è al top o ci attendono tempi ancora peggiori?
Le politiche portate avanti negli ultimi decenni in questo territorio oggi presentano il conto alla comunità e a tutta l’economia reale della città. Delocalizzazioni, industria forzatamente monosettore, mancanza di invesimenti, speculazioni, privatizzazioni: hanno causando un effetto domino che continua a mietere vittime. Fabriano è congelata ed impreparata a reagire. I lavoratori e le loro famiglie sono in ginocchio. Nulla hanno fatto politici e sindacalisti per fermare il tracollo. Gli stessi che oggi si presentano alle elezioni comunali, anche sotto simboli apparentemente di sinistra, sono corresponsabili della tragedia per colpa del loro totale immobilismo. Per questo pensiamo che, continuando a non fare nulla, la crisi può solo a peggiorare. E per lo stesso motivo vi invitiamo i lavoratori a rifiutare le richieste di voto di quelli che li hanno traditi e di votare l'unico Partito che ha sempre denunciato tutto ciò e fatto battaglie e proposte concrete: il Partito Comunista dei Lavoratori 
2 – Come può il Comune, che non è un imprenditore, agevolare e salvaguardare l’occupazione?
L'idea del Comune, l'ente che dovrebbe essere più vicino ai cittadini e quindi più democratico, visto come imprenditore mi fa rabbrividire. Un imprenditore prende delle scelte senza doverne rendere conto a nessuno e cerca di guadagnare dalla sua attività. Il Comune invece dovrebbe essere un gruppo di delegati scelti democraticamente dai cittadini che faccia esclusivamente il bene della popolazione. Detto questo penso che se anche ormai non sarà facile bisogna invertire la rotta del passato: basta una città costruita unicamente intorno alle fabbriche di Merloni ed alla Cartiera. Creiamo alternative con l' ecoturismo, l'agriturismo, la produzione agricola ed enogastronomica. Inoltre continuiamo a ripetere che le aziende che chiudono e licenziano vanno Nazionalizzate senza indennizzo e sotto controllo operaio, riconvertite e rilanciate garantendo i livelli occupazionali. Ed il comune deve fare qualcosa di concreto per questo: coordinare e sostenere i lavoratori in lotta e schierarsi apertamente a favore della Nazionalizzazione. 
3 – Come può il Comune convincere gli imprenditori a non delocalizzare?
Innanzitutto non credo che le altre forze politiche presenti a queste elezioni abbiano intenzione di convincere i loro amici imprenditori a non delocalizzare. Ricordiamo che in passato la giunta regionale di centrosinistra ha addirittura finanziato con i soldi pubblici, spacciandola per "internazionalizzazione industriale", la delocalizzazione all'estero di alcune aziende marchigiane. Ma noi diciamo basta. Basta con questi imprenditori senza scrupoli che aprono aziende, percepiscono fondi pubblici, chiedono il massimo dei sacrifici ai propri lavoratori e poi li scarica senza pietà per andare a sfruttare operai ancor più sottopagati all'estero.Ma l'occupazione della fabbrica e la confisca dei macchinari per gli impenditori che delocalizzano saranno un buon disincentivo! 

Fabriano: forum candidati del Resto del Carlino (part.11 - servizi sociali) - le risposte del PCL

1-      Anziani o sostegni alle nuove famiglie: chi privilegerà?
Non vedo perché bisogna scegliere. Gli anziani, sempre di più nel nostro territorio hanno diritto ad una vecchiaia il più possibile serena. Quando stanno bene dobbiamo garantire il loro diritto ad una casa e ad una vita dignitosa. Quando si ammalano dobbiamo offrire loro l'accesso all'assistenza domiciliare o ospedaliera. Questo si fa migliorando i servizi sociosanitari e con aiuti economici agli anziani più poveri. Per le famiglie vale lo stesso discorso. Più servizi per le famiglie che hanno figli piccoli, giovani, disabili. Dall'altra contributi e lavoro per i disoccupati e gli operai in cassa integrazione. Come si trovano i soldi? A livello nazionale il Partito Comunista dei Lavoratori sta portando avanti una battaglia contro il debito pubblico. A Fabriano diciamo, eliminiamo ogni spreco, dopodichè però si vada in deroga al patto di stabilità. Chi se ne frega che non si può. Tante cose che fanno lorsignori non si possono fare. Ma superare il patto di stabilità per sostenere le famiglie è necessario! E ricordiamoci che le famiglie, come stabilito anche in una recente sentenza, non è solo quella tra uomo e donna sposati. Ma anche le coppie di fatto siano esse etero o omosessuali!
2 – Cambierà il sistema dell’erogazione dei fondi per i poveri al momento effettuato a titolo discrezionale dalla Giunta?
Serve un sostegno continuo e sufficiente a garantire l'accesso ai bisogni minimi: casa, cibo, istruzione, salute. Tanto più che la responsabilità legale e morale di chi non riesce a far fronte a se stesso è del comune e del sindaco. Bisogna stanziare dei fondi straordinari e distribuirli in maniera trasparente con un regolamento studiato insieme alle parti sociali. Questi diritti vanno garantiti ed il PCL darà battaglia su questo.
3 – Come prevede di tamponare l’emergenza casa?
Anche su questo fronte il Partito Comunista dei Lavoratori è molto attivo e partecipa al comitato antisfratto che ha già evitato parecchi sfratti ingiusti con i propri presidi. Infatti l'emergenza casa a Fabriano viene subito dopo il dramma del lavoro e richiede perciò soluzioni radicali. Chiediamo finalmente la costruzione di nuovi alloggi popolari, l'obbligo di affitto a per le terze case tenute sfitte, la requisizione delle nuove costruzioni da tempo disabitate per adibirle a case popolari.

Fabriano: forum candidati del Resto del Carlino (part.10 - il comune) - le risposte del PCL

1 – Cosa prevede di cambiare nell’organizzazione interna della macchina comunale?
Pensiamo che la macchina comunale abbia fallito in tutto e per tutto. Dopo essere stata per anni al servizio dei padronati locali in un momento di crisi come questa invece di aiutare i lavoratori in difficoltà ha aumentato le imposte e diminuito i servizi. Ma la cosa peggiore è che la giunta comunale invece di sostenere attivamente la lotta degli operai fabrianesi ha cercato di calmare gli animi e sedare ogni malumore. Così ha favorito lo smantellamento dell'Ardo e del suo indotto e la perdita di migliaia di posti di lavoro. Un sindaco di una città di 30.000 persone in cui due o tremila onesti operai perdono improvvisamente il lavoro a causa di delocalizzazioni, errori nelle politiche industriali e speculazioni avrebbe dovuto quanto meno incatenarsi alle porte del parlamento! Ed invece Sorci non ha fatto nulla. E molti dei candidati sindaci che si presentano oggi alle elezioni erano nella sua maggioranza e sono rimasti ugualmente immobili. E' ora di cambiare aria: è ora di votare Partito Comunista dei Lavoratori. 
2 – Crede che il numero attuale dei dipendenti (circa duecento) sia basso, giusto o eccessivo?
Bella idea, licenziamo pure i lavoratori del comune! Il problema in Italia non è il numero di lavoratori pubblici, ma la scarsa produttività degli enti pubblici. Se i servizi, la burocrazia e la sicurezza funzionassero perfettamente nessuno avrebbe nulla da ridire. Il mal contento dei cittadini è causato dalle Istituzioni che non funzionano. Ma noi dobbiamo spiegare che la colpa non è del singolo lavoratore pubblico. E' della politica, della corruzione, del clientelismo che purtroppo pervadono gli enti pubblici a tutti livelli. Trasparenza nelle assunzioni e nelle attività istituzionali da una parte, efficienza nell'azione amministrativa a favore dei lavoratori e delle loro famiglie dall'altra. Questo è quello che vogliono i cittadini!
3 – Crede che il Comune debba tornare alla gestione diretta dell’acqua ora in mano a Multiservizi?
Il Partito Comunista dei Lavoratori è stato uno dei promootori del vittorioso referendum per l'acqua pubblica. Le forze di "pseudo-sinistra" che formano la maggioranza comunale, provinciale e regionale, hanno rivendicato la vittoria dei referendum: ma poi, nei fatti, fanno cartastraccia della decisione presa a stragrande maggioranza dai cittadini. Questa è la loro democrazia? La Multiservizi è una Società per Azioni a capitale pubblico ma gestione privatistica. Come tutte le aziende di questo tipo è lottizzata dalla politica: ci sono membri del CDA (pagati con soldi pubblici) nominati in rappresentanza dei partiti, tra cui anche Rifondazione Comunista. La Multiservizi rappresenta la privatizzazione dell'acqua, l'aumento dei costi per i cittadini e la rinuncia alle finalità sociali del servizio idrico per gli interessi economici di una SPA. Proprio per chiedere l'applicazione dei referendum il PCL aderisce ai comitati per l’acqua pubblica ed io stesso sono stato impegnato in una recente occupazione degli uffici della Multiservizi.

Fabriano: forum candidati del Resto del Carlino (part.9 - le frazioni) - le risposte del PCL

1 – Serve, secondo lei, un assessorato specifico alle frazioni?
Il proliferare di tutte queste "poltrone" serve solo ad aumentare i costi della politico e, soprattutto, i posti da spartirsi tra gli amichetti di partito. Ci sono già assessori che dovrebbero coprire i vari settori. Che ognuno di essi si occupi tanto di Fabriano capoluogo tanto delle frazioni. Il fenomeno delle "frazioni dimenticate" non ha scuse: il problema non è che manca l'assessore, ma che quelli che ci sono si preoccupano solo dei luoghi simbolo di Fabriano o delle zone dove vivono "le persone che contano" !
2 – Crede sia giusto diminuire l’Imu sulla prima casa per i residenti delle frazioni o piuttosto uniformarla alle tariffe per il capoluogo?
L'IMU si calcola sulla rendita ctastale degli immobili e quindi c'è già una proporzione tra zone centrali o periferiche. Quello che manca è una proporzionalità tra i redditi e le proprietà di chi abita un determinato immobile. E non è un caso: questa tassa è l'ennesimo modo escogitato dal governo dei banchieri per pescare nelle tasche dei lavoratori. Ed i comuni ci si sono buttati a capofitto aumentando l'aliquota a loro favore. La tassa per i grandi proprietari c'era già ed era l'ICI. L'IMU è una tassa vergognosa perchè colpisce solo la povera gente che ha una casa o dei terreni guadagnati con i propri sacrifici, tassando anche la prima casa. Rendiamola gratuita per le persone meno abbienti e tripichiamola per i ricchi! 
3 – Secondo lei le frazioni vanno verso lo spopolamento o il ripopolamento?
Si ripopoleranno. Purtroppo non per amore della campagna, ma perché molte famiglie in difficoltà saranno costrette a cercare abitazioni più a buon mercato o magari ristrutturare le vecchie case degli antenati. Perciò non bisogna abbandonare le frazioni né creare dei veri e propri ghetti. Dobbiamo rendere tutto il territorio comunale più vivibile e garantire i servizi essenziali anche agli abitanti delle frazioni più sperdute. Non devono esistere cittadini di serie a e di serie b!

02/05/12

Fabriano: forum candidati del Resto del Carlino (part.8 - sicurezza e immigrazione) - le risposte del PCL

1 – E’ favorevole alla presenza del consigliere comunale aggiunto in rappresentanza degli stranieri?
Gli stranieri che vivono e lavorano sul nostro territorio devono avere gli stessi diritti e gli stessi doveri dei lavoratori italiani. Oppure, nel 2012, crediamo ancora nel "diritto di nascita" o baggianate del genere??? Noi del PCL non distinguiamo tra italiani e stranieri come ai tempi degli antichi romani. Preferiamo distinguere tra chi lavora e chi ruba, chi si guadagna il pane col sudore della fronte e chi sfruttando il prossimo: insomma tra lavoratori e capitalisti! Gli stranieri che vivono e lavorano da noi dovrebbero avere il pieno diritto alla cittadinanza e quindi anche il diritto di voto!
2 – Crede che serva un potenziamento del numero degli operatori delle forze dell’ordine in città?
In città non mancano sicuramente i presidi delle forze dell'ordine:polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo Forestale, Polizia Muncipale, Polizia Provinciale e Guardie Parco. Ci sembrano più che sufficienti! Nella nostra società ideale però le Forze dell'Ordine dovrebbero essere al servizio del popolo: bisogna pensare ad azioni che rendano questi corpi più vicini alle esigenze dei cittadini. Due le azioni da mettere subito in pratica: 1) avviare delle consultazioni tra la popolazione per individuare le situazioni più critiche 2) promuovere momenti di fraternizzazione tra i lavoratori di polizia e gli altri lavoratori fabrianesi che vivono un momento davvero tragico: cosicchè le Forze dell'Ordine assumano sempre di più il ruolo di sostegno alla cittadinanza e sempre meno quello di organo repressivo. 
3 – E’ favorevole all’idea di installare telecamere lungo la città ed istituire una sorta di ‘Grande fratello’ per monitorare meglio il territorio?
Ci sembra che certe proposte siano delle vere e proprie "sparate populiste" che servono solo a gettare fumo negli occhi della popolazione. La sicurezza non si crea con inutili, invasivi e costosi impianti di sorveglianza stile "grande fratello". La sicurezza si garantisce con una legge realmente uguale per tutti e che sia applicata anche contro quei reati che oggi sembrano coperti da una sorta di immunità: corruzione, malavita, clientelismo, reati finanziari e contro l'ambiente. Detto questo è ovvio che l'insicurezza crescente è data soprattutto dal crollo sociale ed economico del nostro territorio: la crisi economica che colpisce i lavoratori fabrianesi unita al degrado morale del mondo politico ed imprenditoriale è un terreno troppo fertile er la crescita del crimine organizzato. Smantelliamo questa società e creiamone una nuova in cui l'onesta e l'uguaglianza tornino ad essere un valore.

Fabriano: forum candidati del Resto del Carlino (part.7 - ambiente) - le risposte del PCL

1 – Secondo lei quali interventi serviranno per abbassare il valore delle polveri sottili?
Due fronti di intervento. Il primo quello su noi cittadini comuni, le nostre abitudini e l'inquinamento che provochiamo tutti i giorni. Il secondo invece riguarda le realtà industriali ed il trasporto professionale. Per quanto riguarda tutti noi bisogna scoraggiare l'uso dell'auto, specialmente in città. Altro problema è sicuramente il riscaldamento delle case e degli edifici. Risparmio energetico e nuove tecnologie vanno favorite al massimo, anche attraverso l'ammodernamento degli edifici pubblici e l'obbligo di migliorare gli standard negli edifici privati di nuova costruzione o soggetti a ristrutturazione. Sul fronte delle aziende invece c'è bisogno di maggiori controlli sull'inquinamento (non solo quello atmosferico) e bisogna sfavorire il passaggio di mezzi di trasporto pesanti in città. Infine, dove possibile, intervenire con un aumento delle alberature stradali, ottime contro le polveri sottili. 
2 – Favorevole o contrario alle domeniche a piedi?
Possono essere un momento di riflessione ed un modo simpatico per spingere le famiglie a riappropriarsi della città da pedoni. Però non sono la soluzione. Il modo di vivere che ci ha imposto il capitalismo è del tutto incompatibile con la difesa dell'ambiente. Per ridurre l'inquinamento e fermare i cambiamenti climatici bisogna fare scelte ben più radicali: una pianificazione delle attività umane che non tenga conto solo dello "sviluppo a tutti i costi" e del "Dio danaro", ma che parta dal principio della difesa del bene comune!
3 – Il fiume Giano va scoperchiato o meno lungo l’asse del centro storico?
Sarebbe un operazione complicata, costosissima e anche rischiosa. L'errore è stato fatto decenni fa quando è stato coperto il fiume. Ma prima di sprecare denaro pubblico si pensi alla bonifica del Fiume Giano, la cui qualità delle acque, già compromessa, è stata quest'anno ulteriormente declassata dalla Provincia. Chissà perchè questa operazione di bonifica, molto più utile e meno costosa non è stata fatta dalle giunte che oggi propongono lo scoperchiamento del fiume. Forse perchè non portava guadagni ad imprese edili "amiche" , anzi andrebbero controllati gli scarichi inquinanti gestiti dalla Multiservizi o dalle industrie ammanicate con i politici.